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a cura di Valentina Sica

“La gioia è insita nell’atto del progettare, nel proporre il nuovo e nel crearlo con responsabilità e passione. Fare questo mestiere vuol dire rinnovarsi ogni giorno, creare sempre qualcosa di nuovo. Amare la vita e l’uomo che la abita”.
Architetto, designer e staffetta partigiana. Cini Boeri è stata indiscussa protagonista del periodo d’oro della creatività milanese e italiana a partire dalla seconda metà del secolo scorso.
Tra le amazzoni del design italiano e dell’architettura, ha dimostrato di cosa sono capaci le donne con genialità, eleganza e una buona dose di ironia. È stata una delle prime donne del secolo scorso ad abbracciare il mondo dell’architettura e del design, non dimentichiamo che è stata una delle tre sole donne laureate al Politecnico di Milano nel 1951.
Tenace e combattiva in un mondo, come quello dell’architettura, che nell’Italia del dopoguerra non era ancora pronto a confrontarsi con le donne progettiste, e certamente è fra quelle che lo hanno fatto con più originalità, pensiero libero e innovativo.
Lavoratrice tenace, grintosa e intellettuale, è riuscita ad affermarsi fra le grandi figure che hanno portato il design italiano nel mondo. Molti dei suoi pezzi, come l’intramontabile divano Serpentone (Arflex 1971) e il sofà Strips (Arflex 1972 e Compasso d’Oro 1979) sono ancora oggi capaci di esercitare un ruolo da protagonisti negli ambienti più moderni e sensibili al linguaggio del contemporaneo.
La sua firma stilistica era il rigore e la pulizia delle forme. Il suo stile un mix di moderno, funzionale e plastico Cini Boeri ha progettato in Italia e all’estero case unifamiliari, appartamenti, allestimenti museali, uffici e negozi, dedicando grande attenzione allo studio della funzionalità dello spazio e ai rapporti psicologici tra l’uomo e l’ambiente.
Le case da lei progettate si traducono in una visione colta e generosa dello spazio domestico, quale luogo primario di espressione della personalità dell’individuo che dialoga con le esigenze degli altri abitanti della casa. Parallelamente, i suoi oggetti d’arredo sono ideati per non essere fruiti ma per essere adoperati, secondo un approccio democratico al design che affonda le sue radici nelle ricerche dei maestri del dopoguerra.
Amava sperimentare, dialogare con la natura, ma soprattutto è stata capace di portare una ventata di aria fresca all’interno dell’ambiente domestico, aggiornandone gli spazi, a volte dissacrandoli rispetto alle visioni più tradizionali, conferendo dinamicità, creatività e umanità allo scenario dell’abitazione. Ha sempre amato smembrare, aggiornare e creare una visione dinamica in tutto ciò che progettava. Cini Boeri era una disegnatrice di forme.
La sua è un’architettura per un uomo sempre rispettoso del contesto in cui si inserisce e vive ma è anche un’architettura attenta alle esigenze dell’individuo stesso. Autonomia e libertà erano infatti i principi cardine dei suoi lavori.
Il suo lavoro ha accentuato e dato molto peso alla connessione spirituale fra gli esseri umani e l’ambiente in cui si muovono. Il design per lei doveva facilitare e migliorare la vita delle persone, soprattutto delle donne. Ed è proprio l’essere donna che è stato per Cini Boeri il punto di forza e il suo grande fardello. È stata l’emancipazione femminile fatta architetto, una donna d’altri tempi, passati e futuri.
Un esempio per tutti noi e per le generazioni che verranno.

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