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Talento da vendere, personalità eclettica, creatività inarrestabile.
Forse basterebbero queste poche parole a raccontare chi è Francesco Forcellini, designer milanese dal talento straordinario, che ha guadagnato riconoscimenti internazionali nel mondo del design grazie alla sua straordinaria carriera e alle sue opere uniche.
Cresciuto a Firenze, ha portato la sua passione per l’innovazione e l’eccellenza a nuovi livelli durante i suoi studi al Politecnico di Milano, culminati con una laurea magistrale in Design dell’innovazione. Il suo percorso lo ha poi portato alla rinomata Design Academy di Eindhoven, un trampolino di lancio per il suo successo nel design.
Il talento di Forcellini ha brillato soprattutto durante la sua permanenza a Londra, dove ha lavorato in studi e agenzie di fama internazionale. Qui ha avuto l’opportunità di collaborare con alcuni dei marchi di design più prestigiosi e multinazionali leader nell’innovazione. La sua capacità di lavorare con una vasta gamma di materiali, tecnologie e tipologie di prodotti ha permesso a Forcellini di acquisire competenze approfondite nel campo del design del prodotto.
Nel 2017, Francesco Forcellini ha deciso di portare la sua esperienza e la sua visione unica a Milano, fondando il suo studio. Qui ha sviluppato un approccio di progettazione che si concentra sulla purezza e sull’innovazione, cercando un’armonia incontaminata attraverso un design chiaro ed essenziale. La sua filosofia mette in risalto le qualità materiche, fisiche e concettuali dei prodotti, creando opere che si distinguono per la loro semplicità e al contempo per la loro profondità concettuale.
Il talento di Forcellini non è passato inosservato, e nel 2019 è stato selezionato come giovane designer da Elle Decor e Interni. Nello stesso anno, il suo lavoro è stato esposto e venduto al Salone Satellite, presso la rinomata rinascente di Milano. Nel 2020, Francesco è stato inserito tra i migliori 30 giovani talenti internazionali, consolidando ulteriormente la sua posizione di spicco nel panorama del design.
Il prestigio dello studio di Forcellini è ulteriormente cresciuto grazie alle collaborazioni con marchi di fama mondiale, tra cui Cappellini, De Castelli, Tonelli Design e Bentley. Queste partnership testimoniano la fiducia che i brand più importanti del settore ripongono nel suo talento e nella sua capacità di creare design innovativi e sofisticati.
Francesco Forcellini si distingue per la sua incessante ricerca su materiali, tecnologie e finiture, sia nuovi che tradizionali. Il suo processo creativo va oltre la superficie, lavorando sugli archetipi e i significati dei prodotti per trovare nuove espressioni formali.
La coerenza finale dei suoi progetti è raggiunta integrando completamente materiali, tecnologia, finiture, forma e significato, creando opere che vanno oltre la semplice funzionalità.
La sua capacità di fondere purezza formale e innovazione tecnologica lo rende una figura chiave nel plasmare il futuro del design. Guardando avanti, ci si può aspettare che il suo contributo al mondo del design continuerà a ispirare e ad influenzare generazioni di designer a venire.
Lo abbiamo incontrato e intervistato per Design Lifestyle. Cosa significa Design per Francesco Forcellini e cosa significa “Innovazione”? Innovazione per me significa trovare nuove espressioni formali che reinterpretino la realtà, cercando di creare quello che potrebbe essere il futuro materiale secondo punti di vista inediti, che contribuiscano positivamente al significato delle cose. Cerco di farlo attraverso la ricerca su tecnologie e materiali, valorizzando le competenze specifiche e l’identità di ogni azienda. In studio vengono fatti molti campioni, modelli e mockup, cercando, se possibile, di sperimentare con mano le pratiche tecnologiche oppure raccogliere il maggior numero di informazioni a riguardo, acquisendo la conoscenza necessaria per
suggerire nuovi modi di fare le cose a chi poi dovrà occuparsi della realizzazione, aprendo un dialogo costruttivo che permetta di trovare soluzioni nuove.
La ricerca e la sperimentazione, anche slegate da committenze specifiche, restano una delle risorse che reputo fondamentali per creare innovazione, in studio si cuce, intreccia, scrive codice, stampa 3d, taglia e assembla materiali etc…

Un design improntato alla purezza e all’essenzialità: da dove deriva questo approccio?
Purezza ed essenzialità per me sono legate al concetto di materia e riduzione dei segni. Cerco sempre di disegnare un oggetto solamente con i segni necessari, togliendo il superfluo, valorizzando il materiale di cui è composto attraverso la forma. Cerco una consistenza tra forma, materia e concetto, per me è un lavoro di onestà intellettuale e schiettezza comunicativa; penso che se questa pratica riesce con successo, l’oggetto abbia poi un valore intrinseco superiore.

Nel 2020 sei stato indicato tra i migliori 30 young talents internazionali. Cosa ha rappresentato questo traguardo e verso dove ti ha portato?
Il mio lavoro ha ricevuto un’ottima copertura sulla stampa di settore, e questo mi ha aiutato ad essere preso più sul serio dalle aziende. Ricerca dei materiali, tecnologie e finiture.

Come questi elementi raccontano l’anima di un oggetto e di un progetto?
Per me la ricerca su materiali, tecnologie e finiture è essenziale; cerco sempre di valorizzare le superfici attraverso finiture specifiche e innovative a seconda del materiale. Le finiture, sono il suo punto di contatto fisico con le persone, trovo che siano una parte fondamentale del progetto. La perfetta planarità delle lastre inclinate dei miei specchi disegnati per Tonelli, che suggeriscono l’osservazione delle cose da molteplici punti di vista , la superficie imperfetta derivante dalla stampa 3d che si può trovare sui miei vasi Trace disegnati per Cappellini, che comunica un lato umano della tecnologia digitale e meccanica, le martellature sulla superficie stampata a pressione delle mie madie Curve disegnate per De Castelli, che comunica al contempo leggerezza e durezza, i solchi fresati contrapposti alla curvatura degli specchi Stirling disegnati per Bentley casa, che comunicano tridimensionalità e dinamismo. In tutti questi progetti le finiture sono fondamentali nel trasmettere l’anima del progetto.

Com’è nata la passione per questa professione?
La passione per questa professione è nata all’età di 15 anni. Prima avrei voluto fare l’artista, poi ho letto il libro di Walter Benjamin, “L’epoca d’arte nel periodo della sua riproducibilità tecnica”, e ho pensato che forse era meglio fare design, un’arte applicata che mi avrebbe permesso di inserire dei concetti negli oggetti, che avrebbero poi potuto avere un’ampia diffusione grazie all’industria ed essere rilevanti nella vita di tutti i giorni delle persone.

Lo specchio è un oggetto che ti sta particolarmente a cuore. Cosa rappresenta per te?
Sono affascinato dalla grosse superfici specchianti, perfette, quasi soprannaturali… hanno il potere di fornire una rappresentazione della realtà che hanno attorno. Sono molto legato alla progettazione degli specchi, e continuo a disegnarne; con Tonelli ho avuto la fortuna di poter aprire un filone di ricerca che va avanti anno dopo anno, con nuovi specchi, indagando il tema delle prospettive: il tutto è partito quasi per caso, cercando di valorizzare la superficie piana degli specchi Tonelli, contrapponendo diverse superfici, in un design molto essenziale, prima con Central, poi con Whirl e infine con Beryl, stesso tema ma interpretazioni differenti. Central si basa su una riflessione centrale parallela all’osservatore, e i due pannelli inclinati laterali creano un effetto di sospensione della parte centrale. Whirl, attraverso l’inclinazione dei quattro specchi esterni, crea un gioco prospettico che rende dinamica ed energica l’immagine rispecchiata sullo specchio centrale. In Beryl, invece, i piani inclinati laterali creano un gioco di prospettive sfalsate che si susseguono e al contempo danno una sensazione di solidità e tridimensionalità al prodotto. Ognuno di questi oggetti utilizza la molteplicità dei punti di vista ottenibile con lo specchio piano inclinato, ma lo declina cercando di veicolare emozioni diverse.
Penso che poter continuare a lavorare su un tema sia una pratica importante per portare avanti nel tempo delle ricerche specifiche, in questo caso una ricerca legata a temi spaziali e concettuali, oltre che puramente formali di tipologia.

Qual è il progetto a cui sei più legato?
Sono molto legato a Central, che è stato uno dei primi progetti commercializzati, disegnato con il mio studio, ed ha ancora oggi successo. Mi piacciono la sua semplicità ed efficacia.

E quello nel cassetto non ancora realizzato?
Ho molti progetti nel cassetto… sarebbe difficile sceglierne solo uno, e se dicessi quelli più difficili da realizzare, sembrerebbe solo un’iperbole… ogni nuovo progetto è una sfida ed è importante per me..

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