mostra fotografica lucia baldini design lifestyle 1

27 scatti con altrettanti personaggi famosi locali.

La vera identità del territorio toscano rappresentata in 27 scatti. Professionisti di diversi settori che incontrano, ciascuno nella propria immagine, il progetto fotografico “In Cartoons”. Realizzato da Lucia Baldini e promosso da Baleri Italia, si ispira alla collezione del vincitore del Compasso d’Oro 1994, Luigi Baroli.

L’unicità del progetto risiede nella disponibilità di quei personaggi positivi che si sono prestati per farsi immortalare nei vari contesti ideati dall’artista. Tra questi anche Andrea Ferrara, direttore di ricerca della Normale di Pisa o le donne impegnate nella ricerca contro il cancro, poi ancora uno scrittore pluripremiato e tanti altri soggetti di calibro internazionale.

Presentata all’interno dello showroom Refin durante il Brera Design Days, In Cartoons ha permesso a Lucia Baldini di lavorare trasversalmente su mondi paralleli, ritraendo ciascun personaggio all’interno di un ambiente considerato emblematico per lo stesso, in compagnia di Cartoons. All’interno della galleria fotografica è possibile ammirare anche lo stesso Luigi Baroli, che ha voluto prendere parte attivamente al progetto di ‘vita toscana’. In questa maniera l’artista è riuscita a operare grazie alla generazione di quel fil rouge comune che, a sua volta, ha portato a diversi racconti inediti, così come afferma la stessa artista. “Il progetto In Cartoons è stato esso stesso un viaggio, in cui Cartoons è stato un compagno complice e ludico”.

Lucia Baldini, come è nata e cosa vuole comunicare l’idea della mostra In Cartoons?

“Il prodotto iniziale nasce a Firenze, nel negozio della designer Gabriella Vetrugno. Mi sono imbattuta in questo paravento, Cartoons, e ho subito pensato a un viaggio da poter esporre. Così sono partita dall’idea di una narrazione per raccontare quella Firenze meno glamour, meno turistica. Una città in grado di inventare, progettare, lavorare, e che ha una spiccata professionalità artistica. Ma sempre mantenendo un atteggiamento divertito. L’oggetto comune è semplice, un cartone che sta sempre in piedi e che si può spostare e muovere come si vuole, in modo tale da creare ambienti diversi in base a dove lo si pone. Si tratta di un oggetto di design molto duttile, che non poteva essere visto solo come una sorta di monumento”.

La mostra ha coinvolto anche personaggi locali che hanno fatto qualcosa di concreto per la Toscana.

“Il progetto è riuscito nel suo intento anche grazie al passaparola. Ho avuto l’appoggio concreto di Andrea Ferrara, ad esempio, il direttore di ricerca della Normale di Pisa e altri volti noti in diversi settori. Anche loro si sono adattati all’idea iniziale, dando spazio alla loro voglia di mettersi in gioco. È stato un allargarsi comune, con lo stesso obiettivo”.

Dai 12 anni passati come fotografa per Carla Fracci a In Cartoons. Come è cambiata la sua carriera in questo lungo periodo?

“I palcoscenici sono il mio habitat naturale. Mi sono sempre relazionata con registi, drammaturghi e scenografi, con l’idea del gesto e del movimento. Spazio, quindi, dalla narrazione al design, in modalità gentile e di divertimento. Oggi provo a migliorare in base ai miei obiettivi. E migliorare significa essere il più onesta possibile e raccontare senza creare artefatti. Quando lavoravo con Carla Fracci acquisivo ciò che mi veniva proposto ma lo arricchivo tramite il mio sguardo. Non si è mai trattato di mera documentazione, ma ho voluto capire cosa potesse dare la sua donna in tutte le sue interpretazioni”.

Ad oggi, dopo tanti anni di onorata carriera, cosa prova quando si trova ad allestire una mostra?

“Un po’ d’ansia, la stessa che sale man mano che ci si avvicina all’inaugurazione e man mano che vado avanti aumentano le mie esigenze e oggi non mi basta più quello che ottenevo 10 anni fa. Per In Cartoons ho allestito personalmente la mostra, tenendo fisicamente in mano ogni singolo quadro, in attesa di appenderlo al chiodo. Ho un controllo assoluto della situazione e non mi piace delegare. Col tempo, cresce anche la cultura del fare al meglio una cosa”.

Rispondi

Inserisci un commento
Inserisci il tuo nome