paolo beghini design lifestyle

Uomo e realtà, soprattutto uomo nella realtà. Non può prescindere dal reale, dalla quotidianità, dall’attualità, l’arte di Paolo Beghini, giovane illustratore di Imola, conosciuto per il suo particolare stile in continua evoluzione.
Una firma che si contraddistingue per i personaggi caratteristici, i colori brillanti e le texture sgranate.

paolo beghini design lifestyle
Il risultato è un lavoro materico, plastico, che pure riesce ad arricchirsi di sfumature quasi eteree, contrasti concettuali ed espressivi che rendono originali le sue illustrazioni.
Illustrare per riflettere, illustrare per raccontare, soprattutto illustrare per essere. A Paolo Beghini non interessa, e lo si nota in tutte i suoi disegni, la bell’immagine. Piuttosto l’arte visiva deve parlare, deve arrivare a chi la osserva, per poi essere digerita, metabolizzata, anche giudicata.
Il suo percorso formativo è stato eterogeneo, con l’Accademia di belle arti di Urbino come prima spinta verso ciò che ha sempre amato fare: raccontare attraverso le immagini. Poi l’esperienza come webdesigner prima di intraprendere la strada da illustratore.

paolo beghini intervista design lifestyle Quando hai capito che questa sarebbe stata la tua professione?
Dopo il corso IFTS ho lavorato in due piccole agenzie digital, nella prima come sviluppatore frontend e nell’altra come grafico. Non me la cavavo neanche troppo male, ma fortunatamente feci uno di quei classici pensieri che si fanno a vent’anni o poco più: vuoi davvero fare questonella tua vita? È questo il meglio che vuoi per te stesso?
Hai davvero fatto tutto questo groviglio di studi per fare questo? Il web designer e il grafico sono due lavori decisamente onorevoli, ma non erano i campi in cui potevo dare il meglio. Ho lasciato così l’agenzia e ho iniziato a strutturare un portfolio.

Illustrazioni concettuali, ironiche, provocatorie…Cosa raccontano i tuoi lavori e come definisci il tuo stile?
Ho sempre considerato le mie illustrazioni come lavori al servizio di qualcun altro o qualcos’altro, quindi difficilmente indipendenti. Lontane dall’articolo che accompagnano, dal prodotto che vendono o dal contesto in cui sono inserite le mie illustrazioni zoppicano, perdono di significato. E credo sia giusto così. Per come la penso, una illustrazione è sempre al servizio di qualcos’altro, viceversa è soltanto una bella immagine. Per quanto riguarda lo stile, non ci sono troppo affezionato. È in continua trasformazione, e forse non è troppo personale. Potrebbe essere definito come un personale impasto delle contaminazioni di altri illustratori e artisti. Certamente lo stile è importante. È il proprio marchio di fabbrica ma non è un bello stile che facilita o arricchisce il messaggio da trasmettere.
Quel che più mi interessa è l’idea, il concetto, la metafora visiva che può accompagnare o sostenere il testo di riferimento dando un significativo valore aggiunto alla comunicazione.

paolo beghini design lifestyle A chi ti ispiri? Quali sono gli artisti o gli illlustratori che hanno segnato il tuo percorso formativo?
Son tanti. Troppi da scrivere, e passerei metà giornata a controllare se li ho scritti correttamente. Facciamo che mi limito a scrivere “solo” quelli a cui sono più affezionato, sia a livello stilistico che concettuale, quelli che ogni volta mi fanno scappare un: “Fottuto genio!”. Sono Ferenc Pinter, Gianluigi Toccafondo, Emiliano Ponzi, Alessandro Gottardo, Noma Barr, Magoz, Carlo Giambarresi, Sébastien Thibault, Tyler Comrie, Dan Page… e tanti tanti altri.

L’illustrazione che ricordi con particolare emozione…?
Newton. Fu forse la prima illustrazione concettuale che ho realizzato. L’intento era raffigurare una legge fisica illustrando lo scopritore. Seppure non lampante, la legge fisica, in questione era la legge di gravitazione universale.
Certo lo stile e le influenze da allora sono molto cambiate, ma tutt’oggi la considero ancora una buona illustrazione.

Illustrazione e Design: come vedi questo binomio?
L’illustrazione è a tutti gli effetti una forma di design. Come arte applicata svolge infatti sia un ruolo attivo all’interno della comunicazione sia riesce ad aggiungere un valore estetico alla stessa.

L’illustrazione come strumento per raccontare, per denunciare, per fare cultura e per comunicare. Qual è il presente e il futuro di questa forma d’arte in Italia?
Essendo un illustratore relativamente giovane e non essendo particolarmente bravo a leggere i cambiamenti del mio tempo, faccio fatica a fare un’ipotesi di futuro per questa forma di design. La fotografia dello stato attuale però è positiva. Sempre più agenzie pubblicitarie, case di produzione ed editori si rivolgono a illustratori. Sia per abbattere i costi (spesso uno shooting fotografico è più costoso di una serie di illustrazioni) sia per le potenzialità comunicative e meno didascaliche dell’illustrazione.
Anche a livello di identità di settore si stanno facendo numerosi passi avanti. Aumenta il numero delle scuole e delle cattedre in cui ci si forma al mestiere di illustratore, i forum e gruppi in cui confrontarsi, le associazioni a cui rivolgersi per chiedere aiuto per stilare contratti e preventivi. Ed è questo sicuramente l’aspetto culturale più interessante.
Oggi l’illustratore non è più un mestiere eremitico (seppure silenzio e concentrazione siano matite indispensabili). Grazie alla rete e ai social si sono moltiplicati i luoghi virtuali e non di confronto e relazione tra persone accomunate nella passione verso il proprio lavoro e verso questa forma di design. Ed essendo la relazione il fine più alto del “fare cultura”, l’illustrazione sta decisamente dando il suo contributo.

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