Parola d’ordine: Progettazione. Dalla piccola alla grande scala, spaziando tra edifici residenziali, hotel, interior e product design in tutta Italia e all’estero.
Lo studio M12 ha fatto della progettazione a 360 gradi la sua mission, proponendo progetti su misura in grado di rispondere al meglio ad ogni specificità e complessità. Grazie a un team affiatato e alla collaborazione con imigliori artigiani e professionisti del settore, lo studio riesce ad interpretare le richieste e a darne una veste fortemente identitaria, una sorta di sartorialità architettonica e di design che ne fanno oggi una delle realtà più dinamiche e apprezzate del settore.
Abbiamo incontrato il suo fondatore, l’Architetto Michelangelo Olivieri. Formatosi presso lo IUAV di Venezia, ha avuto la possibilità di approfondire le sue conoscenze professionali nell’ambito dell’architettura e dell’interior design tra Jesolo, Treviso e Venezia per poi rientrare nella sua città natale Corato in provincia di Bari dove nel 2012 fonda lo studio.
Il lavoro in team è un concetto imprescindibile, è la firma di ogni progetto. Perché è così essenziale per lei e come si arriva ad un affiatamento professionale come questo?
“Voglio ringraziarvi subito per l’interesse mostrato nei confronti di m12AD. Per rispondere alla sua domanda, è una battaglia culturale intrapresa il primo giorno in cui questo studio è nato: in Italia, ancora nel 2022, si è vincolati all’idea del professionista che prevede di far tutto da solo. Dopo anni di esperienza in studi ben strutturati del nord, ho considerato da subito l’idea del team per due motivi: perché accomunando le competenze si impara più velocemente e perché la qualità dei progetti cresce considerevolmente. Ho impostato lo studio come fosse una famiglia, condividendo gioie e dolori con tutti i giovani membri, spronando ognuno a trovare il proprio talento. Ora, a distanza di 10 anni dalla fondazione (avvenuta il 12/12/’12) insieme a Domenico Chiummiento, uno straordinario architetto Lucano, oltre che al resto del team, stiamo dando vita a “M12+” con il quale approcciamo temi più complessi quali pianificazione urbana, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio e progetti ricettivi di sviluppo territoriale. Stiamo facendo un ulteriore grosso salto di qualità.”
Creatività e risposta alle esigenze dei clienti: come si coniugano questi due concetti e quanto è importante il “fattore fiducia” nel suo lavoro?
“La creatività, cioè la capacità di trovare soluzioni puntuali ed emozionanti, è il fulcro di tutto. Bisogna saperla coltivare, cercando con curiosità in ogni ambito. Quanto più le nostre competenze divengono trasversali, tanto più ne giovano i processi creativi. Ma “creatività” è anche il campo in cui, ne sono certo, in un vicinissimo futuro si giocherà la partita più feroce tra AI (intelligenza artificiale) ed esseri umani. L’aspetto fiducia è importante. Solo se riusciamo ad instaurare con la committenza una buona empatia, riusciamo a tenere le “redini” del progetto. Quando ciò non accade, o ci sono delle interferenze da parte dei committenti stessi, allora avvengono dei cortocircuiti. Non sempre ci riusciamo, ma il più delle volte i progetti migliori risentono di questo clima positivo e di piena fiducia.”
Se dovesse descrivere il suo approccio, il suo stile e la peculiarità del suo modo di lavorare…
“Il gusto e le scelte si sono affinate nel tempo. Ci definiscono uno studio “quasi” minimale. A me piace pensare che in quel “quasi” ci sia la nostra cifra distintiva. Non lavoriamo replicando lo stesso progetto all’infinito, come chi cerca di affermare il proprio brand, ma investiamo molto nella ricerca al fine di stanare processi progettuali e realizzativi e materiali innovativi da accostare alla forte tradizione che ci portiamo dentro. Siamo in Puglia e questo ci consente di essere molto riconoscibili in tutto il Mediterraneo. Siamo una sorta di California italiana, una regione fortemente in fermento che cerca di dialogare con il resto del mondo. In quanto a creatività non ci sentiamo secondi a nessuno.”
Com’è nata la passione per l’architettura e il design?
“Da bambino vedevo mia madre dipingere e qualche anno dopo guardavo lo studio di mio zio architetto come un luogo meraviglioso. Crescendo ho compreso di essere un “fabbricante di contenuti” poiché mi piace scrivere racconti, comporre musica, disegnare oggetti e realizzare edifici. Sono tutte cose connesse e hanno tutte a che fare con la composizione. A Venezia poi ho avuto la fortuna di ascoltare i migliori: Sottsass, Castiglioni, Clorindo Testa, Niemeyer, Johnson e molti altri. Tutto è fiorito in maniera naturale.”
C’è un episodio della sua vita legata alla sua professione che ricorda con particolare piacere?
“Ci sono diversi episodi che tengo dentro. Tutti preziosi. Uno è speciale, perchè ha fatto sì che lo studio spiegasse le ali: l’Empire Beach Resort in Albania. Nel 2013 ero in vacanza con la famiglia e per caso (…ma il caso non esiste) siamo finiti in questo lido bellissimo che attendeva un Hotel. Al momento di andar via ho incrociato i titolari ed è nata subito una grande intesa. Mi hanno chiesto cosa ne pensassi del luogo e dell’idea di fare un hotel in quel posto ed io ho condiviso con loro perplessità e certezze e gli ho fatto un bozzetto con i colori dei miei figli ancora bambini che avevo lì con me. Un hotel perfettamente inserito nel contesto, dalle linee semplici e moderne ma dai materiali tradizionali. Quel bozzetto è diventato l’hotel.”
Il suo libro preferito, un brano musicale a cui è legato, un angolo della casa a cui non rinuncerebbe mai, un posto che vorrebbe visitare o dove vorrebbe tornare, un lavoro a cui è legato in particolar modo…e perchè…
“Non sono un grande lettore. Ho scoperto che la mia mente lavora per immagini, di cui sono un grande divoratore e per questo consiglio vivamente, specie ai più giovani, YES IS MORE di Bjarke Ingels dello studio B.I.G. Musicalmente sono stato un rapper e produttore di elettronica e adoro tuttora le contaminazioni più profonde. Credo che Hurt dei Nine Inch Nails sia un piccolo-grande capolavoro e che la versione acustica di Johnny Cash lo confermi. Ho sempre sognato di visitare gli Stati Uniti e il Sud America con la mia famiglia e l’Uzbekistan in moto, da solo o con un paio di amici. Adoro i viaggi on the road perchè mi restituiscono quel senso di libertà e una profondità di sguardo che purtroppo i monitor dei nostri device ci hanno lentamente sottratto restituendoci però nuove visioni…ma non altrettanto emozionanti.”