Ha pure un cognome per esteso (Kouyoumdjian) ma è così difficile da scrivere e da leggere che tutti lo chiamano semplicemente Juan K. E la ragione sociale del suo studio, con sede a Valencia, è ancora più semplificata: Juan Yacht Design. Eppure bastano queste poche lettere per far capire a tutti gli appassionati di vela di chi si sta parlando, cioè del talento più cristallino espresso dall’ultima generazione di architetti navali. Un talento che ormai è riconosciuto a tutte le latitudini e che ha fatto di lui una star planetaria dello yachting.
Di nascita argentina e nazionalità francese, Juan K. si è laureato in Architettura navale alla prestigiosa Solent University di Southampton nello stesso anno di altre due star dello yacht design, Marcelino Botin e Shaun Karkeek. Raggiunge la fama internazionale progettando il primo ABN Amro che vince la Volvo Ocean Race nel 2006, e vincendo con altre due barche anche le due edizioni successive. La sua carriera prosegue come Head of design per Artemis Racing. uno dei team impegnati nella Coppa America del 2013.
L’opinione dello yacht designer
Juan K. ha assunto posizioni critiche circa il livello di prestazioni degli yacht da regata oceanica contemporanei. Secondo lui la tecnologia attuale è in grado di far volare queste barche a velocità inimmaginabili 15 anni fa, rendendole però nel contempo strutturalmente insicure. Ovvero, un progettista che segua le regole delle varie box rules (i regolamenti costruttivi delle classi monotipo) non può garantire che non ci saranno rotture allo scafo o all’armo. Perché nonostante i materiali impiegati, le imbarcazioni oggi sono così tirate che la loro sicurezza dipende principalmente dalla condotta dell’equipaggio. Correre in mare non è come correre in pista, aggiunge, molte cose possono succedere quando si è sottoposti alle condizioni meteomarine. È come se si mettessero dei dossi artificiali nei circuiti di Formula Uno: quante macchine terminerebbero la gara integre? I numerosi casi di rottura di scafi impegnati in regate intorno al mondo hanno confermato questa posizione del designer franco-argentino.
Oltre che degli yacht da regata, Juan K. si è impegnato con successo anche nella progettazione di barche di serie, tutte contraddistinte da un’elevata vocazione sportiva, come il Beneteau First 30 e lo Swan Club50 (ne abbiamo parlato in un precedente articolo sul Cantiere Nautors Swan).
L’ultimo missile: Rambler 88
Varato dai cantieri New England Boatworks (Rhode Island) alla fine del 2014 il Rambler è lungo 88 piedi (circa 27 metri) tutti di carbonio. Il design è contraddistinto da spigoli molto pronunciati (firma inconfondibile degli scafi di Juan k.) che corrono lungo tutta la fiancata della barca. Gli spigoli pronunciati non sono un vezzo stilistico, ma una necessità che nasce dal bisogno di avere superfici dell’opera viva molto piatte, in modo da creare minore superficie bagnata possibile e una migliore stabilità di forma. Il boma ha un design inedito, in quanto è rotante, in modo tale adeguarsi alla forma della randa e costituire un’estensione della superficie velica. Anche il timone ha un design originale: secondo Juan K. Questa forma riprende quella delle pinne delle megattere e consente di aumentare il flusso laminare, posticipando il momento di stallo del timone. È superfluo dire che Rambler 88 è subito diventata la killer boat delle principali regate oceaniche mondiali, vincendo in tempo reale, nel solo 2015, le Voiles de St Barths, la RORC Caribbean 600, la Rolex Middle Sea Race, la XII Palermo-Montecarlo e arrivando terza alla durissima Rolex Sydney-Hobart.