Sostenibilità, attenzione all’ambiente, riutilizzo. Quante volte abbiamo sentito pronunciare queste parole, il cui significato ha un peso importante, soprattutto oggi, ma che spesso non si riesce bene a decifrare concretamente, nei meandri di tematiche che pochi fanno davvero proprie.
Una filosofia di vita, un approccio professionale, un obiettivo da inseguire sempre: se parlate con Nicola De Pellegrini, vi renderete conto di quanto c’è poco da scherzare quando si tratta di progettazione sostenibile.
Nato ad Agordo, in provincia di Belluno e laureato allo IUAV, Università di Architetuttura di Venezia, Nicola De Pellegrini ha sviluppato diversi progetti su diverse scale, integrando competenze diverse. Nel 2011 ha fondato Anidride Design Srl, occupandosi di product design, retail design, hospitality, branding del prodotto. Nel 2015 ha fondato Anidride Design Architettura con Giovanni Bez, società specializzata in progettazione integrata ad elevata sostenibilità ambientale. Abbiamo incontrato il designer per approfondire l’argomento e conoscerlo più da vicino.
Architettura e sostenibilità: come si sposano questi due concetti e qual è l’approccio di Anidride Design?
Sostenibilità, in architettura, significa focalizzare l’attenzione sugli aspetti ambientali del progetto, realizzando spazi con un alto livello di comfort per le persone che li abitano. Ciò non riguarda solo gli aspetti tecnologici e costruttivi, ma considera anche il rapporto dell’edificio con l’ambiente esterno e con la sua storia, recuperando l’attenzione sulla relazione innata tra architettura, uomo e natura. Mettere la sostenibilità al centro della progettazione per noi oggi è diventato imprescindibile. Stiamo attraversando un periodo cruciale di transizione, nel quale è fondamentale assumere consapevolezza dei grandi problemi globali e locali, come il cambiamento climatico, l’inquinamento ambientale e la disuguaglianza sociale. Progettare in modo sostenibile, significa contribuire, passo passo, al superamento di queste problematiche e noi, in quanto designer e architetti, sentiamo la responsabilità e la necessità di fare la nostra parte. Trascurare questi aspetti a vantaggio di un mero linguaggio architettonico, sarebbe oggi un errore irrimediabile.
Il ruolo del design oggi: in quale direzione stiamo andando?
Il design è cambiamento, è innovazione e miglioramento. Oggi siamo in un momento ricco di trasformazioni, in cui il mondo si adatta e si modifica con una velocità incredibile. I designer devono saper cogliere questi cambiamenti, concentrandosi sui nuovi bisogni dell’uomo, per convertirli in idee e prodotti che possano aiutare la società in questa costante fase di transizione. L’importanza del design, oggi più che mai, sta nella capacità di contribuire in modo positivo al cambiamento, rassicurandoci di fronte ad un futuro che costantemente ci sorprende e ci spaventa. Anche la grande crisi sanitaria che stiamo affrontando deve essere un’occasione per riflettere e creare qualcosa di nuovo e di utile che ci consenta di affrontare il momento con un po’ di ottimismo e positività. Il design richiede una visione sempre più larga in termini di competenze. Non è solo una questione di tecnica, stile e funzionalità, ma di processi produttivi, origine delle materie, ciclo di vita. Il ruolo della tecnologia e dell’informatica diviene sempre più cruciale nella comprensione della complessità che ci circonda e nella definizione di un nuove relazioni tra uomo, spazio e oggetti.
La sostenibilità: una moda, un’urgenza o una possibilità?
Pensare e progettare in modo sostenibile è un’urgenza. Indubbiamente anche una possibilità, che ci permette di pensare in modo diverso per creare qualcosa di nuovo, mettendoci alla prova con nuove sfide, per poter raggiungere risultati sostenibili. Lo scenario in termini di residenza, luoghi pubblici, infrastrutture, sia in architettura sia nel design è sempre più focalizzato su risposte concrete ed efficienti. Da qui nascono innumerevoli opportunità di innovare, efficientare sia per i professionisti che per le imprese dei vari settori. La spinta inoltre è globale, con cambiamenti di prospettiva rapidissimi. Cina e Stati Uniti, considerati paesi poco sensibili a queste tematiche stanno iniziando a dettare un nuovo passo che dobbiamo impegnarci a sostenere.
Qual è il libro che ha segnato il suo percorso professionale?
Mi sono spesso occupato di progettazione di spazi pubblici commerciali, Retail, Hospitality. Le relazioni che si creano in questi spazi tra gli individui e gli spazi stessi mi interessano molto specie nel ricercare delle connotazioni positive attraverso il design. Buona parte del tempo che trascorriamo quando non siamo a casa o al lavoro è in luoghi che definiamo comunemente come non luoghi. Per questo motivo penso, progettualmente parlando, debbano essere affrontati con una visione pratica ma al tempo stesso valoriale. Il libro che da studente mi ha aperto lo sguardo in questo senso è stato Nonluoghi di Marc Augé .
Architettura e filosofia: in che rapporto sono, secondo lei, questi due concetti?
Prendo in prestito il pensiero di un amico, che mi dice spesso che il mio approccio all’architettura gli ricorda una canzone di Franco Battiato quando in Magic Shop dice: “Deduco da una frase del Vangelo, che è meglio un imbianchino di Le Corbusier”. Credo sia così, c’è più connessione tra l’architettura e la manualità che tra l’architettura e la filosofia. Se a dircelo è un filosofo vero come Battiato, direi che dobbiamo iniziare a pensarlo seriamente.
Diventare un green architect: come ci si arriva?
È importante saper cogliere i cambiamenti in atto della società, comprendendo le nuove esigenze e reinventando il proprio modo di lavorare. Noi abbiamo deciso di investire sulla sostenibilità perchè ci crediamo e pensiamo davvero di dover dare il nostro contributo. Architettura, design e sostenibilità danno vita a una formidabile alleanza capace di rilanciare anche la crescita economica dei territori in cui operano. Il nostro obiettivo, quando progettiamo, è quello di ridisegnare il volto di un luogo o di brand ricercando la purezza del design attraverso una strategia globale a 360 gradi, che comprenda un approccio circolare alla sostenibilità, con una particolare attenzione all’immediata riconoscibilità dei progetti e alla bellezza del risultato finale. Il nostro approccio olistico ci consente di realizzare progetti non solo “green” ma anche efficaci e convenienti per i nostri clienti. Per me il green architect deve costruire un team, il più multidisciplinare possibile, con competenze e punti di vista differenti. La sostenibilità è questione di equilibri, scelte ponderate e tempismo corretto.
Il progetto a cui è più legato…
È un progetto ad Agordo, città in cui sono nato e cresciuto da bambino e questo per me rappresenta molto. Si tratta di una fabbrica, un’architettura contemporanea e sostenibile nel cuore delle Dolomiti, una grande soddisfazione. L’edificio è certificato CasaClima Work&Life e rispetta pertanto tutti i principi di sostenibilità sia ambientale che di well-being per i lavoratori. È un edificio di forte impatto estetico ma che si integra in modo intelligente con il contesto, patrimonio dell’Unesco, recuperandone le forme nelle sue sfaccettature tridimensionali. Questo edificio è inoltre il completamento di un lungo progetto multidisciplinare con l’azienda, che condivide con noi i principi di design, made in Italy, qualità e sostenibilità.
Il suo ultimo progetto?
Si chiama Sovereign House e si trova all’interno di un quartiere residenziale esclusivo di Houston, su un terreno di 7000 mq. La struttura, su tre piani, è generata dall’intersezione di volumi semplici e puri che generano un’architettura articolata dal design contemporaneo e dal carattere unico. Si tratta di un complesso abitativo, con 5 camere da letto matrimoniali, distribuito su 3 livelli. Il design crea un’esperienza unica per i proprietari e per i loro ospiti garantendo in ogni zona il massimo comfort. Soprattutto, Sovereign house è stata progettata seguendo i principi dell’architettura sostenibile sia per quanto riguarda le scelte tecnologiche ed impiantistiche, sia per quanto riguarda la progettazione degli interni, la scelta dei materiali e l’attenzione per la vegetazione circostante.
Il lavoro dei suoi sogni?
Mi attira la multidisciplinarietà, le connessioni tra imprenditori e professionisti con visioni e competenze differenti. Ecco, credo di essere alla ricerca sempre di un terreno progettuale su cui evolvere questo modo di fare. E poi un giorno, forse, mi piacerebbe disegnare un’automobile.