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Dalla filosofia all’estetica il passo è breve, anzi si può dire che il legame è indissolubile. Sarà forse per questo motivo che Roberto BurleMarx, cugino del pensatore tedesco, ha messo nella sua arte del verde l’idea di un’estetica nuova e innovativa, un concetto che fa rima con etica, soprattutto quando a fare da sfondo alla sua “arte” sono i grattacieli delle grandi metropoli.
Il suo design di parchi, marciapiedi, laghi è totale, innovativo e visionario, ormai entrato di diritto nella storia e, a quindici anni dalla sua scomparsa, fa ancora tanto parlare di sé.
Il suo nome in Brasile, è diventato un brand di culto, frutto di un’opera che ha preso la sua linfa vitale anche dalla pittura.

burle marx roberto design lifestyle Il pattern di Rio, il beachfront di Copacabana (un mosaico di pietra nera, bianca e rossa lungo quattro chilometri che dalla spiaggia arriva fino agli atrii degli hotel), i giardini pubblici del Flamengo Park col sublime spigoloso museoMam, sono solo degli esempi di un modo di concepire gli spazi verdi, che per BurleMarx hanno un compito ben preciso: creare bellezza per ridare dignità alle masse, agli spazi pubblici.
Una sorta di risarcimento per i popoli che hanno “dovuto” subire la perdita delle foreste per colpa di uno sviluppo irrazionale, che ha saccheggiato il senso stesso di umanità.
Nei suoi progetti, in mostra nei più grandi musei del mondo, irrompono le correnti del Bauhaus e del cubismo.
Blocchi colorati si contrappongono simmetricamente, riproducendo con grande creatività opere d’arte con il verde e nel verde, senza mai abbandonare quel senso di recupero e rispetto culturale, da sempre sua caratteristica.
Roberto BurleMarx, pioniere difensore della foresta amazzonica, ha saputo fondere estetica, cultura autoctona, tecnica e arte in opere del paesaggio straordinarie, sinfonie cromatiche che hanno reso il Brasile più bello, più vivibile. A lui va il merito di aver reinterpretato gli spazi verdi all’interno dei centri urbani, di averli resi strumenti di diffusione di cultura artistica, facendo in modo che un “semplice” giardino diventasse occasione per fruire della bellezza dell’arte.
Progettazione paesaggistica e pittura sono gli elementi di un binomio che il garden designer ha saputo mescolare e fondere, sperimentandone tutte le possibilità espressive.
I contrasti tra terra e cielo, tra orizzontale e verticale, vegetale e minerale, interno ed esterno, aperto e chiuso, tra terra e acqua, chiaro e scuro sono l’eredità lasciata alle città da Roberto BurleMarx, concetti distinti eppure parte integrante di progetti unici al mondo. Opere in cui il ritmo, la musicalità settata dal ciclico mutare della natura
e della luce durante il giorno, offrono allo spettatore un’esperienza unica, vitale, accrescente.

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