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a cura di Giulia Dispoto

L’applicazione di politiche green, può essere adottata da qualsiasi tipo di azienda e messa in pratica in tutti gli aspetti imprenditoriali. Il design sostenibile, detto anche eco-design o design ecologico, è caratterizzato da una progettazione di prodotto rispettoso dell’ambiente in cui viviamo. L’eco-design ha come obiettivo l’eliminazione o la riduzione degli effetti negativi sull’ecosistema nella produzione industriale, attraverso l’utilizzo di progettazioni che salvaguardino le tematiche ambientali.

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Il design sostenibile è un processo integrato tra design, architettura e urbanistica con l’utilizzo di risorse, materiali e processi produttivi rinnovabili, ottenendo un minor impatto nell’ambiente naturale. Le principali applicazioni del design sostenibile sono riconducibili all’utilizzo: di materiali sostenibili, di processi produttivi e prodotti che consumano meno energia, a prodotti di maggiore qualità e durabilità al fine di ridurre l’impatto dei rifiuti prodotti e all’ideazione di progetti che prevedano un secondo utilizzo per l’oggetto in questione sia come materiale che come funzione.

I principi dell’eco-design si applicano a tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto, dall’approvvigionamento e impiego delle materie prime, che devono essere riutilizzabili, biodegradabili, riciclabili e non tossiche; alla loro lavorazione nel processo produttivo e durante la distribuzione, devono rispettare la Direttiva dell’Unione Europea 2009/125/CE che regola gli Energy Related Products (ERP)sull’eco-design (Direttiva 2009/125/CE), la quale amplia il campo di applicazione della Direttiva sulla progettazione ecocompatibile 2005/32/CE.

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Il consumo del prodotto ecosostenibile è caratterizzato, inoltre, da un ciclo di vita reso il più longevo possibile mediante il riciclaggio e il riutilizzo potenzialmente infinito. Se questo tipo di soluzione non è possibile, il prodotto dovrà però essere biodegradabile al 100%, in modo da rientrare completamente nel ciclo naturale.
Anche il consumatore, però in questo progetto ricopre un ruolo fondamentale, impegnandosi non solo a un consumo consapevole e responsabile, ma successivamente alla fase di riciclaggio e riutilizzo. Affinché il consumatore sia informato e preparato alle fasi di vita del prodotto, le aziende devono considerare il consumatore come un agente coinvolto all’interno del processo e del ciclo di vita del prodotto. Ignorando questo ultimo punto l’intero processo potrebbe perdere di significato. La sensibilità e la consapevolezza riguardo i temi dell’ecologia e della sostenibilità sta crescendo, e le stesse aziende devono farsi promotrici di questi nuovi modi di produrre, di consumare e di vivere, rendendo i propri consumatori partecipi.

L’utilizzo della plastica in Europa: strategie per un’economia circolare

Nel 16 Gennaio 2018, la Commissione Europea ha redatto un comunicato al fine di diffondere le strategia adottabili per modificare e ridurre l’utilizzo della plastica. La plastica è uno dei materiale più presenti e utilizzati in quasi la totalità dell’economia europea. Purtroppo, l’utilizzo smodato fatto sinora della plastica crea danni all’ambiente sia durante i cicli produttivi, che nelle fasi di utilizzo e smaltimento. Negli ultimi mesi ci si è resi conto di quanto sia urgente affrontare i problemi ambientali causati da un uso eccessivo di questo materiale dannoso per l’ambiente.

Finiscono infatti ogni anno negli oceani tonnellate di rifiuti prodotti dalla plastica, segnale evidente e preoccupante che ha reso l’opinione pubblica sempre più attenta circa questa tematica. Nonostante sia ormai dimostrata la sua pericolosità, l’industria della plastica resta comunque molto importante per l’economia europea. Per questa ragione diviene di difficile applicazione volerla eliminare completamente. Le aziende piuttosto devono ripensare e migliorare il funzionamento della sua catena del valore così complessa attraverso soluzioni innovative e una visione condivisa per orientare gli investimenti nella giusta direzione, accrescendone la sostenibilità, in linea con gli obiettivi perseguiti dalla nuova strategia di politica industriale dell’UE.
Nel dicembre 2015, la Commissione ha redatto un piano d’azione per lo sviluppo di un’economia circolare, nel quale il ridisegnamento dell’uso della plastica rappresenta una sfida fondamentale. Le strategie dell’Unione Europea si basano su una nuova economia della plastica, sia per gli aspetti della progettazione che della produzione ma anche all’insegna di metodi di riutilizzo, riparazione e riciclaggio sostenibili. Questo nuovo approccio vuole stimolare l’innovazione e limitare l’inquinamento anche grazie alla riduzione delle emissioni di carbonio. Ogni anno vengono generati in Europa circa 25,8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, di cui meno del 30% sono riciclati. Le percentuali di smaltimento in discarica e di incenerimento dei rifiuti di plastica restano elevate (rispettivamente 31% e 39%); inoltre, mentre lo smaltimento in discarica è diminuito negli ultimi dieci anni, l’incenerimento è aumentato. L’economia, secondo le stime, perde il 95% del valore del materiale plastico da imballaggio dopo un ciclo di primo utilizzo molto breve.

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La domanda di plastica riciclata oggi rappresenta solo il 6% circa della domanda totale di plastica in Europa. Secondo le stime, la produzione di plastica e l’incenerimento dei rifiuti di plastica generano complessivamente circa 400 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Il maggiore ricorso alla plastica riciclata può ridurre la dipendenza dall’estrazione di combustibili fossili per la produzione di plastica e contenere le emissioni di CO2. Secondo le stime, riciclando i rifiuti plastici di tutto il mondo si potrebbe conseguire un risparmio energetico annuale pari a 3,5 miliardi di barili di petrolio.

Il fenomeno è accentuato dalla crescente quantità di rifiuti di plastica generati ogni anno, imputabile anche alla crescente diffusione dei prodotti di questo materiale monouso, ad esempio imballaggi o altri prodotti di consumo gettati dopo un unico breve utilizzo, raramente riciclati e soggetti ad essere dispersi nell’ambiente. Questi prodotti comprendono le piccole confezioni, le borse, le tazze monouso, i coperchi, le cannucce e le posate, nel cui caso la plastica è ampiamente utilizzata per la sua leggerezza, i costi bassi e la praticità. Sono in aumento anche nuove fonti di dispersione della plastica, il che genera ulteriori rischi potenziali per l’ambiente e la salute umana. La microplastica – minuscoli frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 5 mm – si accumula in mare, dove proprio a causa delle dimensioni ridotte è facilmente ingerita dalla fauna marina, e può anche penetrare nella catena alimentare. Studi recenti ne hanno rilevato la presenza nell’aria, nell’acqua potabile e in alimenti come il sale o il miele, e non si sa ancora nulla
circa il loro impatto sulla salute umana.

Le bioplastiche

Alla luce delle problematiche esposte, negli ultimi anni si stanno sviluppando tipi alternativi di materie prime, come: la plastica biologica. Questo materiale ha il grande vantaggio di offrire le stesse funzionalità della plastica tradizionale ma con un impatto ambientale potenzialmente inferiore.
La plastica verde è un materiale “bio-based”, ricavato da materiali vegetali di origine biologica, come l’amido di mais, lo zucchero o la cellulosa, e non include nella propria composizione alcun elemento di origine fossile, tipicamente usato per la produzione della plastica come il carbone o il petrolio. La biodegradabilità è una caratteristica che dipende fortemente dalle condizioni ambientali, come temperatura, presenza di microrganismi, presenza di ossigeno e acqua.

PensieroMateria _ designlifestyle La bioplastica ha un impatto ambientale molto inferiore rispetto alla plastica tradizionale. L’utilizzo di energia e le emissioni di gas a effetto serra sono decisamente più favorevoli per le plastiche a base bio. Inoltre la bioplastica offre prestazioni del tutto analoghe a quelle della plastica tradizionale in svariati campi di applicazione. Purtroppo nel passaggio alla bioplastica restano ancora diversi ostacoli, come i costi maggiori rispetto alla plastica tradizionale e la paura che, se le coltivazioni da cui si trae biomassa non dovessero essere controllate e garantite, possa presentarsi il problema della disponibilità di alcune scorte alimentari destinate alla produzione di questo materiale. Le coltivazioni sono però a basso utilizzo di acqua e tutto il ciclo di produzione è attentamente monitorato per valutare l’impatto ambientale e sociale nel suo complesso. Il bilancio del “codice di condotta” etico che viene adottato però è molto positivo, salvaguarda infatti non solo l’ambiente ma anche tutte le persone coinvolte nel ciclo produttivo. L’energia utilizzata per produrre la bioplastica è anche essa ottenuta per l’80% da fonti rinnovabili.

Le aziende dovrebbero investire in risorse ed energie per adeguare i progressi e le loro tecnologie, poiché solo in questo modo è auspicabile e possibile un cambiamento per un futuro più sostenibile ed ecologico, da cui tutti potremmo trarre grande vantaggio.
Inoltre, l’aumento delle quote di mercato della plastica con proprietà biodegradabili crea nuove opportunità ma genera anche rischi. In assenza di una chiara etichettatura o marcatura per i consumatori e senza una raccolta e un trattamento dei rifiuti adeguati, potrebbe determinare un aumento della dispersione di materie plastiche e creare problemi per il riciclaggio meccanico.

Pensiero Materia: applicazione pratica dell’utilizzo delle bioplastiche nel Design

Durante il Salone del Mobile di Milano 2019, fiera e importante punto d’incontro per gli operatori nel settore dell’arredamento e del design, il focus è stato quello della sostenibilità e di un design environment-friendly. I progetti esposti che hanno destato maggiore interesse, si concentravano sul riciclo, sulle ultime battute del ciclo di vita dei prodotti, su un utilizzo dei materiali alternativo e responsabile. L’obiettivo dei designer è stato quello di stupire, di creare nuovi sensi, di far riflettere su un futuro e sulle possibili sfide.
All’interno della fiera milanese, lo spazio dedicato ai giovani designer under 35 chiamato Salone Satellite, ha avuto come tema centrale: “FOOD as a DESIGN OBJECT”. Lo scopo è stato quello di dare vita a un dibattito circa le opportunità che il settore alimentare offre al mondo della progettazione. Ecco quindi che gli spunti creativi si sono diretti verso tematiche come l’analisi del ciclo produttivo e di consumo, della gestione degli scarti e dei rifiuti, dei processi educativi. Al Salone Satellite non si è parlato solo di progettazione ma di tutte quelle tematiche in grado di far riflettere sulle possibili direzioni da prendere in futuro.

Luca Alessandrini e Henry & Co. – Pensiero Materia

Tra i progetti presentati che mettono al centro la sostenibilità, il lavoro Pensiero Materia è nato dalla collaborazione di due realtà italiane che basano la loro attività sulla ricerca e sperimentazione di nuovi materiali. Pensiero Materia (www.pensieromateria.it) si autodefinisce come un collettivo di designer che lavorano insieme per creare progetti sostenibili attraverso l’uso di materiali di origine naturale. Da questo progetto ha preso vita il Manifesto del Biodesign italiano: economia Circolare, riduzione dei consumi, filiere agroalimentari, nuovi materiali.

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In qualità di designer, il loro obiettivo è aiutare la società nell’aumentare la consapevolezza circa le nuove soluzioni sostenibili. I progetti presentati recuperano materiali di scarto per far nascere oggetti di uso comune. Il tema dell’utilizzo di materiali green e della progettazione sostenibile rientra in uno dei 17 dei Sustainable Development Goals definiti dall’ONU, e nello specifico il punto 12 “Garantire modelli sostenibili di produzione e consumo”. I materiali alla base del manifesto del bio-design di Pensiero Materia sono pomodori, funghi, caffè, mais, argilla e arance. Tutti i prodotti realizzati nascono da mix di materiali di scarto e prodotto a basso impatto ambientale al 100% sostenibile. Alcuni progetti Il set di oggetti da cucina realizzati con bio-plastica ricavata dallo scarto del pomodoro. Questa verdura tipica della cucina italiana torna in tavola in forme diverse grazie alla stampa 3D. Le modalità di produzione sono nate grazie all’incontro tra le tecniche di prototipazione rapida 4.0 come la stampa 3D e una delle più antiche pratiche di produzione ossia lo stampaggio a mano ed essicazione naturale.
La lampada da tavolo “Arco” che rappresenta al 100% l’Italianità, dal materiale usato realizzato con gli scarti del caffè di Autogrill, alla sua forma ad arco a tutto sesto il simbolo dell’architettura della penisola, alla tecnologia a led, sviluppata dall’azienda di Verona Hikari.
KITE by Mogu è una piastrella, da biomassa residua agricola o industriale. Il biocomposto funziona come assorbitore del suono naturale al 100% e ignifugo. I pannelli di assorbimento del suono sono fatti di compositi di micelio morbidi e schiumosi.
Il lampadario PEEL è fatto di “Orb”: biocomposto di rifiuti organici, un rifiuto organico dalle bucce delle arance. Questo materiale converte uno dei flussi di rifiuti a crescita più rapida del mondo occidentale in un materiale prezioso e funzionale. Il materiale ideato per la creazione di PEEL non usa additivi o sostanze chimiche sintetiche, rendendolo 100% naturale, biodegradabile, vegano.
Scegliere bioplastica da fonti rinnovabili rappresenta, quindi, un grande valore etico e di consapevolezza verso i gravi problemi dell’ambiente.

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