La sensibilità per il colore dell’artista olandese Rutger De Vries (classe 1987) è fuori discussione, come dimostra la sua recente installazione Colorscape.
La scrittura a mano viene considerata un tratto distintivo nei graffiti: l’artista è il più delle volte sconosciuto, ma la sua firma è altamente riconoscibile. Rutger de Vries è stato a lungo uno di questi artisti anonimi, ma ha saputo tradurre la tecnica a mano libera nata per le strade in tecnica di studio, modificando al tempo stesso le opere e l’artista.
Nel corso degli ultimi anni, ha esplorato modi innovativi per riempire gli spazi e le superfici, arrivando a progettare e costruire una macchina per la pittura con vernice spray, in grado di colorare istantaneamente – e in maniera sorprendente – tele e pareti di ogni tipo.
Colorscape: un’esplosione di colore ad Amsterdam
Nella sua ultima installazione, in particolar modo, De Vries ha modificato degli estintori, oggetti apparentemente tra i più lontani da ogni forma d’arte.
Realizzato presso la residenza artistica dell’autore ad Amsterdam, il Rijksakademie van Beeldende Kunsten, Colorscape è un’installazione che affianca 5 estintori riempiti con pigmenti di colori ricchi e vibranti: De Vries ha connesso ciascuno degli estintori con degli erogatori da giardino, trasformandoli in altrettanti “pittori automatici”. Quando attivato, il dispositivo eroga getti apparentemente selvaggi e incontrollati di vernice, che affrescano pavimento, soffitto e pareti con pattern fatti di schizzi, tracce e gocciolamenti dalle cromie intense e quanto mai variopinte.
La pittura nello spazio vede muri e pavimenti totalmente impregnate di tonalità sovrapposte che si mescolano senza fine in una trama meravigliosa, che sembra prendere vita.
Presso la Gerrit Rietveld Academy (dove ha studiato graphic design) e più tardi presso la Werkplaats Typografie, l’artista ha potuto sperimentare strumenti come lo spirografo; quindi ha portato il suo lavoro al livello successivo creando il prototipo computerizzato di una stampante su larga scala. Il lavoro prodotto da questi strumenti ricorda un dipinto, ma De Vries abbandona del tutto l’idea di una firma univoca nelle sue opere.
Il lavoro torna ad essere anonimo, mentre l’artista in quanto tale è visibile come mai prima, facendosi conoscere e riconoscere attraverso autoritratti, come fosse una sorta di fantasma che dimora nel macchinario stesso.
Fonte: designboom.com