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Sguardo fiero, modi gentili, un sorriso semplice e una determinazione “da paura”. Francesco Laporta si presenta così, lasciando trasparire tutta la sua passione per il golf che, tra un traguardo e l’altro, lo vede uno dei giocatori più apprezzati e promettenti del momento.
Lo incontriamo durante uno dei suoi allenamenti al campo di San Domenico, nello straordinario complesso di Borgo Egnazia ed è qui che, in una chiacchierata informale, tra uno swing e l’altro, ci accompagna nell’affascinante mondo del Golf.

Uno sport che Francesco ha nel cuore da quando era ragazzino. Aveva 13 anni quando per la prima volta ha imbracciato una mazza da golf seguendo, da Castellana Grotte, sua città natale, il papà in Sudafrica, dove spesso si recava con la famiglia per trovare i parenti. Un amore a prima vista per lui che fino ad allora aveva giocato a tennis, soprattutto una passione che è cresciuta giorno dopo giorno, portandolo negli anni a studiare in una delle più importanti accademie del Golf in Sudafrica, ad affinare la tecnica, fino a venire alla ribalta durante l’Open d’Italia all’Olgiata nel 2019 quando, partendo dalla retrovie, e in punta di piedi, Laporta è arrivato nei top ten, che, in una Rolex Series, vuol dire veramente tanto.
Da lì una serie di successi importanti, come la doppia vittoria al Challenge Tour di Cina e Spagna, un settimo posto all’Open Italia e miglior italiano in classifica, quinto italiano a conquistare il successo nella Money List.
Ma quando Francesco parla del Golf, l’atmosfera si riempie di un entusiasmo contagioso: “Il Golf è uno sport certo ancora poco comune, soprattutto qui al Sud, ed è uno sport straordinario, che ti porta ad avere rispetto del tuo avversario, ad avere un’etichetta dentro e fuori dal campo. Inoltre ti insegna tanto: innanzitutto ad avere determinazione e pazienza, a misurarti con te stesso e a capire quali sono i tuoi limiti, limiti da cui partire per poter poi lavorare per raggiungere traguardi. Inoltre, ti dà la possibilità di viaggiare tanto e di incontrare e conoscere culture diverse, mondi diversi, quindi ritengo sia davvero educativo per tutti e poi…vuoi mettere giocare o allenarsi all’aria aperta, in mezzo a tanto verde…”.
Una maturità quella di Francesco Laporta, per gli amici “Lapo”, che sembra quasi stupire al cospetto dei suoi trent’anni appena e che pure dimostra la solidità di questo professionista e ragazzo, che ha ricevuto dalla sua famiglia dei solidi valori a cui aggrapparsi in ogni momento.
E sono poi gli stessi valori dello sport, quello sport che è “condicio sine qua non” nella vita di Francesco, che ci racconta che se non fosse il golfista che è oggi, avrebbe comunque intrapreso una carriera, forse nel calcio – da fan dell’inter – o nella pallavolo, come i suoi due fratelli.

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Lapo corre per la sua strada nel frattempo e fa conoscere a tutti quello di cui è capace. “Ho pochi idoli – ci racconta – e tra questi sicuramente Severiano Ballesteros Sota, che mi ha ispirato tanto per la sua straordinaria storia: lui è uno che è arrivato in alto dal nulla…si allenava sulla spiaggia con un bastone…un grande davvero! Poi, immancabile Tiger Woods: come non si fa a citare il miglior golfista di sempre? E, idolo indiscusso per la sua forza, la mentalità vincente, il suo carisma è Michael Jordan. Ho anche tatuato il suo omino su una gamba…”.

L’orgoglio di Lapo si fa commozione quando parla del team azzurro, con cui ha partecipato a numerose competizioni internazionali, vincendo anche una medaglia di bronzo: “Far parte di questo team è una sensazione indescrivibile, senti la responsabilità ma anche la bellezza della bandiera, l’orgoglio di appartenere a una nazione che vuole portare il Golf nel mondo…è davvero emozionante”.

Come si allena un professionista del Golf? – gli chiediamo.
“Mi alleno 6 volte a settimana, 7- 8 ore al giorno in campo più un’ora e mezza in palestra e a seguirmi è un team di 6 persone: due maestri, un preparatore atletico, un mental coach, un nutrizionista, un fisioterapista”.

La Puglia e il Golf. A che punto siamo? Quanto cioè questo sport trova nella tua regione di origine il giusto spazio e cosa si dovrebbe fare, a tuo avviso, per migliorare questa situazione?
“Si stanno facendo tanti sforzi e si stanno mettendo in atto, anche ad opera della Federazione, tante iniziative per promuovere questo sport e, soprattutto, per cambiare una mentalità purtroppo consolidata negli anni e che vuole che il Golf sia uno sport solo per pochi. Questo ormai non è più vero, si sta cercando di far entrare il Golf nelle scuole e molto bisogna insistere in questa direzione. In più, soprattutto per il Sud Italia e la Puglia, una cosa da fare è investire nella costruzione di strutture adibite al golf e nel turismo legato a questo sport…un po’ come accade da anni in Spagna e Portogallo”.

Le parole più belle della nostra chiacchierata con Francesco sono forse quelle dedicate al suo maestro di sempre, Pietro Cosenza: “Lui ci mette sempre passione in quello che fa e questa passione si vede sia quando lavora con me che quando insegna a giocare a golf le nuove leve. La sua grandezza sta proprio nel riuscire a farti amare il Golf e il suo insegnamento più grande è stato quello di non mollare mai, nemmeno nelle difficoltà. Credo, inoltre, che il nostro punto di forza sia il fatto di aver instaurato un rapporto di amicizia, oltre all’essere allievo e coach e questo ci permette di prepararci al meglio ad ogni gara…. io sono fermamente convinto che avere una spalla che ti supporti sempre sia importantissimo per vincere”.
E a proposito di vittorie e di vincenti, il pensiero e il paragone va al connazionale e omonimo Francesco, stavolta Molinari, con cui il Lapo condivide, oltre al nome di battesimo, una passione sfegatata per l’Inter. “Lui è un grande professionista, che ha vinto tanto, che ha un’incredibile squadra che lo segue e che ha saputo essere paziente e costante; un grande giocatore, un grande uomo, una bella persona”.

Gioco aggressivo e di feeling, grande ritmo in campo, un “malato di Golf”: è questo Francesco Laporta che, non appena si sveste della sua tenuta sportiva si dedica totalmente alla sua famiglia, alla sua ragazza e agli amici di sempre. Collezionista quasi compulsivo di scarpe da ginnastica, tifoso dei nerazzurri, amante della pasta e del cibo pugliese, ci presenta la sua vita come una vita semplice, quasi comune a quella di ogni altro altro ragazzo della sua età. Eppure, in tutta quella autentica voglia di normalità, in quell’essere semplicemente se stesso sempre, si cela – lo sappiamo bene – uno sportivo dalle doti straordinarie.

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