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“Disegno ciò che non so più scrivere. Disegno emozioni, giornate, paure”.
Ci ha colpito molto questa frase di Francesca Sanna, @cantoparlante su Instagram, illustratrice e mamma di origini sarde, precisamente di Carbonia, e milanese di adozione.
Abbiamo fatto due chiacchiere con lei, anche per dar voce, e immagine, alle migliaia di genitori che durante questo lockdown si sono trovati davanti a nuove realtà, nuove consapevolezze. Un tempo sospeso, dove tutti abbiamo cominciato a pensare a nuovi inizi e a come affrontare problemi fino ad allora sconosciuti, anche con i nostri figli.
E Francesca li ha illustrati, nel senso più vero del termine. L’illustrazione come strumento per raccontare, per denunciare, per fare cultura e per comunicare.

intervista-francesca-sanna-illustratrice-design-lifestyle-2 Il tuo essere mamma influisce certamente sui tuoi lavori. Raccontaci di te.
Ho iniziato a disegnare durante la mia seconda gravidanza. Quei mesi per me sono stati una grande ricerca, mi hanno cambiato profondamente. Nella mia formazione non c’è l’illustrazione, sono laureata in Storia e mi sono specializzata in comunicazione digitale, ed è questo l’ambito in cui lavoro. Amavo scrivere, il mio sogno era fare l’editrice. Poi, non so dire esattamente come e quando, mi sono trovata senza parole, non riuscivo più a scrivere. Pagina bianca, totale. Sentivo dentro qualcosa che non trovava la sua strada, era scomodo. Finché durante la mia seconda gravidanza ho preso la penna digitale in mano, ho studiato, e ho trovato finalmente il modo per liberare i miei pensieri. Non ho più parole, ma ho colori.

intervista-francesca-sanna-illustratrice-design-lifestyle-3 Quali sono gli artisti o gli illustratori che hanno segnato il tuo percorso formativo?
Mi piace tantissimo il mondo dell’illustrazione per l’infanzia, è completamente libera. È un tipo di illustrazione molto distante dalla mia, mi fa respirare. Ammiro la mia omonima, Francesca Sanna, i suoi libri sono poesia, tra i miei preferiti anche Paolo Domeniconi e Pilar Centeno. Mi piace l’uso del colore di Malika Favre, le illustrazioni riflessive di
Virginia Mori o Giulia Rosa e l’attualità pungente di Bonazzi e Guidone. Mi piace tantissimo anche la street art, grandi opere democratiche. Millo per me rimane grande fonte d’ispirazione.

intervista-francesca-sanna-illustratrice-design-lifestyle-5 Come definiresti il tuo stile di illustrazione?
Nei miei disegni ci sono pochi elementi, mi trovo più a mio agio in uno stile pulito. Per me l’illustrazione deve essere una sintesi, un taglio. Deve arrivare diretta. Lavoro sui colori, sulle ombre. Disegno e cancello finché non trovo l’equilibrio. Spesso è un’illustrazione impegnata, attraverso i disegni parlo di immigrazione, democrazia, diritti.

intervista-francesca-sanna-illustratrice-design-lifestyle-4 Secondo te qual è il presente e il futuro di questa forma d’arte in Italia?
Io credo che sempre più avremo bisogno di illustrazioni. Viviamo in un mondo di immagini, l’illustrazione ha la capacità di far sintesi. Credo sia perfetta nel giornalismo. Nel mio piccolo porto l’illustrazione nel mio lavoro, per spiegare concetti difficili che richiederebbero troppe parole e mi farebbero perdere il contatto con gli utenti. Un progetto, un mondo, in cui mi piacere portare l’illustrazione è quella degli enti pubblici, ancora oggi la comunicazione pubblica crea un’enorme distanza dai cittadini, è spesso incomprensibile, crea un muro.
L’illustrazione invece traduce, crea ponti, avvicina.

Da illustratrice e madre, come hai vissuto il lockdown? Ha influito sulla tua arte?
Sicuramente sì. Il lockdown ha influito su vari aspetti: il primo è stato il tempo, ho avuto pochissimo tempo per disegnare. In questi mesi ho lavorato in smart working, con due bimbe piccole per casa. Se non ero al pc, ero in bagno a cambiare pannolini, o in cameretta a costruire castelli lego, o cucinare, o fare la spesa on line, pulire, fare call etc etc. Una mia illustrazione del lockdown parla proprio di questo effetto lavatrice. Come conseguenza il mio disegnare è diventato più efficiente, penso tantissimo, costruisco il mio disegno nella mente, fino ai minimi dettagli, e solo allora prendo l’ipad. A quel punto i tratti vengono giù veloci.
Il secondo effetto è più profondo, questo lockdown mi ha sicuramente segnata. Sto fortemente mettendo in dubbio questo luogo, è ancora il posto giusto per me? Per noi? È riemersa la mia insofferenza nello stare ferma. Ho cancellato tutti i disegni che avevo fatto sui muri di casa, ora è tutto bianco, una nuova tela per ridisegnare il mio spazio e capire se è davvero questo. Sono nata in un’isola, in mezzo al mare e al vento. Continuo a cercare orizzonti.

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