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a cura di Marta Zanuso

Si dice che dalle crisi si può uscirne più forti: sicuramente non si esce uguali a prima. È quello che è successo agli allievi del master in Car Design di Italian Design Institute, ormai giunto alla sua quinta edizione.
Andiamo con ordine e partiamo dagli inizi. Il percorso in automotive design si svolge da sempre nella prestigiosa sede del MAUTO di Torino, luogo suggestivo e ricco di storia che racconta l’evoluzione del design automobilistico, dalla carrozza fino alle supercar più note. A febbraio scorso, la classe si incontra presso il museo per iniziare il percorso formativo, sotto la guida dei docenti Marco Amadio (architetto e trasportation designer) e Maurizio Corbi (senior design presso Pininfarina).
Solo qualche giorno dopo però la nazione entra in lockdown a causa dell’emergenza sanitaria. Il corso, sospeso temporaneamente, dopo un primo riassestamento, riprende tramite l’ormai conosciuta e diffusa DaD.
Svolte e terminate tutte le lezioni, inizia la fase di progetto. I ragazzi, divisi in gruppi, si sfidano su una traccia comune: proporre una nuova Ferrari DINO 206 GT.
La vettura, nata dalla collaborazione fra Pininfarina e il designer Aldo Brovarone (scomparso nel 2020), è solo una dei tanti connubi fortunati fra Fiat e scuderia Ferrari che hanno portato a grandi novità e proposte all’avanguardia – tanto che le GT berlinette che ne derivano sono un modello molto in voga tutt’oggi. Compito dei ragazzi del master è quello di proporne una nuova versione, non ricorrendo a uno stile retrò bensì presentando la DINO 206 GT dei nostri giorni, o meglio, dei prossimi anni.
I quattro gruppi lavorano per tre mesi confrontandosi fra loro e con il supporto dei docenti, e il 7 novembre 2020 espongono le diverse proposte in occasione del TAKE OFF DAY, evento conclusivo solitamente ospitato dal Museo Enzo Ferrari di Modena, quest’anno invece da remoto. Sotto l’occhio attento della giuria composta dai docenti e da Andrea Mocellin (Senior Designer presso Granstudio), la presentazione di uno dei gruppi si distingue particolarmente.
Parliamo di quattro giovani pugliesi: Michelangelo Bove, Niccolò Bux, Giuseppe Regina, e Piero Simone.
Il nome Apulia segue la tradizione iniziata da Ferrari negli anni ‘50 che ha legato molte delle sue berlinette e gran turismo più iconiche a nomi di città, stati e continenti, ispirandosi alla loro storia o al loro stile di vita – è il racconto scritto dei ragazzi che hanno vinto con il progetto Ferrari Apulia – La nostra proposta è un omaggio alla Puglia, alla complessità e alla varietà dei paesaggi. Siamo stati ispirati dalle tante strade costeggiate da muretti a secco e ulivi, dalle scogliere a picco sul mare, cercando di replicare quell’affascinante animo selvaggio nella nostra auto.
L’approccio stilistico si è basato sulla pulizia, sulle proporzioni e sui volumi puri ed eleganti, per farla sembrare quasi scolpita dal vento o da un fluido, eliminando appendici e fronzoli superflui e cercando soluzioni moderne e futuristiche. Il lavoro e lo studio delle forme omaggia il passato Ferrari, senza nostalgia, tenendo bene a mente la filosofia del marchio che ha portato alla luce negli anni capolavori senza tempo. Il profilo laterale della Dino ci è stato di riferimento per lo studio della fiancata. Ogni berlinetta Ferrari a motore centrale, infatti, possiede una presa d’aria posizionata tra la portiera e la ruota posteriore. Abbiamo reinterpretato questo importante elemento visivo andando a svuotare la portiera, creando un solco che si accentua più si avvicina alla ruota posteriore, incontrandosi con la pinna nera che avvolge l’arco passaruota, mantenendo una linea pulita e sinuosa. La parte superiore della fiancata si fonde con il lunotto attraverso i montanti posteriori che lo sorreggono quasi a creare un effetto di sospensione, e scendono andando a fondersi con le pinne laterali, collegate tra loro dallo spoiler aerodinamico variabile, racchiudendo il vano motore.
L’approccio formale agli interni ha portato alla definizione di due cellule dedicate al pilota e al passeggero. Nell’abitacolo, definito da elementi sviluppati attorno al concetto e alla percezione di spazio, le superfici e le funzionalità sono distribuite in maniera organica. Nel complesso l’abitacolo ha una struttura quasi simmetrica a vantaggio di una distribuzione più omogenea degli spazi e funzioni, tanto da far sentire il passeggero estremamente coinvolto nella guida. Il risultato ottenuto è un ambiente moderno ed elegante, che ha lo scopo di accogliere e immergere sia il pilota che il passeggero nell’esperienza di guida. I sedili seguono il linguaggio a dipason e sfruttano il movimento ad aprire per creare dei vuoti/pieni che danno carattere a seduta e schienale. Queste isole sono esaltate dalle restanti superfici tramite l’utilizzo di pelle che dona un tocco sportivo ed esclusivo. Il volante realizzato in fibra di carbonio ed alluminio, viene rivestito in pelle all’altezza dell’impugnatura, creando un cockpit sportivo ed allo stesso tempo confortevole al tatto.” Se è quindi vero che la crisi impone un cambiamento, questo è avvenuto con successo sia per il master di IDI sia per i suoi partecipanti, pur fra le grosse difficoltà incorse.
Va reso merito allora alla tenacia di tutti, e in particolare alla creatività del progetto Ferrari Apulia, esempio virtuoso del far tesoro del passato per guardare al futuro.

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