Fantin-press-spaces-Berengo-25-Uno

a cura di Beatrice Laurora

Dal connubio tra lo stile industriale dell’azienda friulana Fantin e la bellezza artistica dell’innovativo progetto Berengo studio, prende vita una collaborazione prestigiosa. Da più di trent’anni, Adriano Berengo collabora con grandi artisti internazionali ospitando le loro opere, rigorosamente in vetro, in uno straordinario museo a Murano dalla capienza di oltre mille pezzi.
Ai bordi dell’isola della Laguna veneta, si erge questo curioso laboratorio dotato di fornace in cui sono approdati più di duecento artisti che non ricorrono usualmente a questo mezzo, ma che provengono dal mondo delle belle arti e che grazie alla collaborazione con i maestri vetrai hanno iniziato a tradurre le proprie produzioni, solitamente pittoriche, in sculture di vetro.
Lo spazio è articolato in tre diversi ambienti: lo showroom, che accoglie i visitatori, lo shop, dove è possibile acquistare le creazioni, e la fornace, dove tutto inizia: tra forni di riscaldamento e di fusione, è possibile scoprire il processo di trasformazione della materia.
La variabilità degli spazi ha reso necessario il ricorso ad un’identità comune che potesse assecondare le diverse dimensioni delle opere e degli ambienti nelle quali sono ospitate.
La risposta a tale esigenza si è tradotta nella scelta dello storico scaffale modulare Uno di Fantin. Fondata nel 1968 a Bannia di Fiume Veneto, nel cuore di una delle più importanti aree industriali italiane ed europee, l’azienda Fantin si distingue per produzioni di altissimo livello qualitativo nel settore della produzione di arredi e soluzioni in metallo.
La flessibilità dello scaffale Uno di Fantin, – afferma l’architetto Giovanni Scirè Risichella, socio fondatore di Corde Architetti – ci ha permesso di realizzare composizioni perfettamente adattate ai vari ambienti, anche grazie alle variazioni cromatiche che abbiamo scelto dall’ampia palette Fantin. Un’attenta progettazione dell’illuminazione integrata negli scaffali, inoltre, ci ha consentito la valorizzazione delle opere in vetro senza mai svelare la fonte luminosa: la luce artificiale, insieme a quella naturale, è un ulteriore valore aggiunto ottenuto dalla collaborazione con Fantin, che ha permesso di esaltare i colori e le riflessioni delle opere esposte.”

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