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Trasformare i rifiuti in materiali utili a realizzare i propri prodotti, per ridurre lo spreco e migliorare l’impronta ambientale in tutto il mondo. Già da tempo, anche dall’Onu, arrivavano segnali di viva preoccupazione sull’alto impatto ambientale dell’industria del fashion, da sempre additata come una delle principali corresponsabili dell’inquinamento e di linee produttive non sempre trasparenti.
Una importante mobilitazione dei grandi brand di moda a favore della sostenibilità cominciammo a vederla sulle passerelle della Milano Fashion Week del 2019, quando la famosa settimana della moda milanese si distinse con una importante edizione green e un’attenzione particolare all’uso corretto delle location utilizzate per le sfilate.
Progressivamente, anche le nuove tecnologie sono venute in soccorso dei grandi brand, con la Blockchain.

In generale, che gli viene implementata nei processi aziendali. Un processo che permette la tracciabilità della filiera produttiva, raccontando la storia del prodotto, delle imprese coinvolte e dell’azienda stessa, il tutto attraverso un QR code o un microchip all’interno dell’etichetta e creando un vero e proprio storytelling aziendale.
Sotto un profilo puramente strategico, la scelta di puntare sull’innovazione sostenibile sembra essere più competitiva e vincente. Alcune ricerche di mercato, infatti, dimostrano che l’introduzione dei valori ambientali nelle strategie aziendali, determinano una maggiore propensione all’innovazione nei modelli di business che è proprio quel tipo di innovazione che determina i maggiori effetti positivi sulla competitività.
A questo proposito la nostra attenzione è caduta su due importantissimi brand, Nike e Lacoste. Il colosso americano è stato spesso oggetto di polemiche per quanto riguarda pratiche poco trasparenti nelle sue linee di produzione. E proprio per questo, da anni, la mission di Nike segue la sola direzione della trasparenza e della riduzione progressiva del proprio impatto sull’ambiente. A conferma di questo, l’ultima campagna marketing Nike è “Move To Zero” basata sulla creazione della scarpa con minore impatto ambientale di sempre, con il conseguente sviluppo e diffusione di materiali circolari, nella moda e nello sport. Come? Utilizzando rifiuti per realizzarla.
La collezione “Space Hippie” è l’ultima novità sostenibile presentata da Nike realizzata con materiali riciclati. Per la tomaia è stata utilizzato un filato costituito per l’85% in plastica riciclata da bottiglie d’acqua, magliette e frammenti plastici. La suola è costituita per il 15% da gomma ottenuta da calzature riciclate post-consumo e da scarti di produzione, miscelati con una schiuma riciclata al 100%. Il risultato è rappresentato da meno energia, riduzione degli sprechi e scelte di design con basso impatto ambientale, in ogni dettaglio.
Il brand francese Lacoste si occupa da anni della protezione dei coccodrilli, simbolo delle sue iconiche polo, e degli habitat naturali in cui vivono.
Nel 2018, in occasione della settimana della moda parigina, Lacoste presentò Save Our Species, una campagna in collaborazione con IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, a difesa dell’ambiente. Il famoso coccodrillo simbolo della Lacoste venne sostituito con dieci specie a rischio estinzione. Un vero e proprio progetto green fashion.
Sulle polo, al posto del famoso coccodrillo, la focena del Golfo di California, la Tartaruga Rugosa Birmana, il Lepilemure Settentrionale, il Rinoceronte di Giava, il Gibbone di Cao Vit, il Pappagallo Kakapo, il Condor della California, il Saola, la Tigre di Sumatra e l’Iguana di Anegada.
Le polo sono state prodotte in un numero ben preciso, 1775. Il perché era da ricercare nel fatto che il numero di polo prodotte per ogni serie della collezione corrispondeva alla quantità rimanente della specie animale in natura.
Save Our Species ha ottenuto un ottimo riscontro. Tutte le polo sono state vendute e pare che per accontentare coloro che non sono riusciti ad acquistare la polo limited edition la Lacoste ripeterà il progetto.

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