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Le sue opere, i suoi oggetti di design, i suoi progetti abitativi hanno addosso una pelle maturata dal tempo che scorrendo sembra averli modellati in autonomia. Una stratificazione che si percepisce e che li rende unici, difficilmente replicabili. Ogni lavoro nasce da una sollecitazione, dall’attrazione sensoriale, giocata attraverso l’uso del colore, della luce, dei materiali nudi, materici, diretti, naturali, recuperati.

Milanese da sei generazioni, nato e cresciuto nella città del design, come vive Milano e il mondo del design?
Non ricordo con precisione da quante generazioni siamo “milanesi”, forse anche più di sei. I miei bisnonni erano lavandai del naviglio. La mia famiglia ha ereditato l’edificio della lavanderia, un ex mulino ed è lì che ancora abitiamo, in quella che era la Milano dei fontanili e delle risaie, poi raggiunta dalla “città”. Una localizzazione ben lontana e ben diversa da quella che comunemente è considerata oggi la Milano del Design, con le sue “zone” da Design Week. Fin da piccolissimo, ho avuto la possibilità di utilizzare un laboratorio di famiglia in cui sperimentare l’uso degli attrezzi e dei materiali realizzando oggetti per i miei giochi. Questo aspetto ludico non mi ha mai abbandonato e spesso costituisce la base di partenza dei miei progetti. Lo studio in cui lavoro oggi, anzi il mio laboratorio, lungo il Naviglio Grande fa parte di un’area artigianale, una ex vetreria del primo dopoguerra. Un luogo cercato, un ampio spazio riprogettato e riconvertito dal punto di vista funzionale ed energetico. Sfruttando l’energia solare riesco a soddisfare completamente il mio fabbisogno energetico.

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Appartamento privato Palazzo Belgioioso Milano – Sala da pranzo Alle pareti: Canneto. Strisce di legno ricavate da vecchie travi di abete di recupero verniciate con pigmenti e acrilico assemblate con colla vinilica, fascia di piombo di base.

Anche il suo rapporto con il tempo non è tipicamente “milanese”, vero?
I miei lavori spesso richiedono un’ applicazione metodica e ripetitiva fatta di gesti reiterati e assumono l’immagine metaforica di contenitori, di depositi in cui colloco una parte di me stesso e del mio tempo. Io mi adeguo al ritmo, al giusto fluire che il lavoro richiede, non è contemplata la velocità o addirittura la fretta.

Lei definisce le sue opere “paesaggi astratti”, sono in qualche modo sempre omaggi al suo amore per la natura?
Sì, trasferisco il mio amore per la natura e per gli ambienti naturali non antropizzati nei miei lavori traendo ispirazione dall’osservazione unita a ricordi di immagini. Spesso nascono così le mie sculture da parete o delle ambientazioni. Inoltre il mio pensiero punta sempre a ridare vita a materiali scartati, vecchi pezzi di legno, lamiere, pezzi di lampade, carta, resti o avanzi che a volte trovo per caso.

Ha progettato abitazioni e interni di clienti molto facoltosi, è un reale vantaggio avere un’ampia disponibilità di budget?
È un’arma a doppio taglio, che spesso mi mette a dura prova. Bisogna essere all’altezza di gestire le richieste del committente, che ovviamente sono elevate, così come lo è spesso il valore dell’immobile. Chi ti affida un bel budget sa bene cosa vuole e si aspetta la necessaria e approfondita conoscenza dei suoi gusti e delle sue aspettative e non si accontenta facilmente. Mi posso permettere di osare, anche di provocare a volte, stando però attento a non correre grandi rischi. Il cliente si aspetta da me proposte di arredi realizzati nel mio laboratorio solo per lui, mi offre la possibilità di creare per raggiungere insieme un obiettivo che deve risultare comune. Sicuramente bisogna dare il massimo e non risparmiare mai su se stessi.

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Appartamento privato Palazzo Belgioioso Milano
Consolle Carrozzeria realizzata con pezzi di carrozzeria d’auto recuperati
e saldati con puntatrice elettrica, struttura autoportante senza
scheletro, colori originali delle auto, costruita interamente a mano.

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