zito design lifestyle

È considerato uno dei migliori designer in circolazione, vero talento appartenente alla nuova generazione. Marco Zito è un architetto, lo è fin da bambino, quando un amico del padre gli faceva frequentare il suo studio d’architettura e lui si appassionava ai plastici e agli schizzi su carta. Oggi la sua creatività e la voglia di essere sempre al passo con i tempi lo hanno portato ad avere collaborazioni con le migliori aziende italiane ed europee. Le linee di design che segue traggono ispirazione dai luoghi in cui ha vissuto, i posti che ha frequentato e la gente che ha conosciuto. I suoi mentori, i suoi docenti, chi lo ha “anticipato” prima che fosse lui a fare da guida ai suoi studenti. Marco Zito è infatti anche un insegnante; professore associato di Industrial Design presso l’Università IUAV di Venezia, è anche docente al centro di Design industriale di Montevideo, in Uruguay.
Una vita dedicata alla ricerca dell’eleganza attraverso un pensiero critico, la sua è una costante ricerca dell’innovazione (parola per lui molto abusata ndr) con l’obiettivo di mantenere sempre vivi gli oggetti.

Architetto, da dove nasce la sua passione per il design?

Fin da bambino, grazie all’incontro con un architetto, amico di mio padre, frequentando il suo studio ero affascinato dai plastici delle architetture, dai disegni sulla carta da lucido, con i colori in trasparenza, un mondo magico che mi ha rapito da subito. Poi la passione per il design, dal liceo artistico, dove ho cominciato a progettare e a costruire piccole cose.
All’università di Architettura di Venezia ho poi avuto la fortuna di avere come docenti Gino Valle, meraviglioso il suo lavoro per Solari, e Vittorio Gregotti, con il quale mi sono laureato. E ancora Giuseppe Davanzo, Arrigo Rudi, Umberto Riva. Dopo la laurea ho passato cinque anni come assistente di Alberto Meda; da lui credo di aver imparato molte cose, soprattutto la grandissima capacità di trasmettere e trasformare l’esperienza professionale in valori pedagogici”.

Quanto considera Venezia come fonte di ispirazione per i suoi progetti?

Molto, impossibile prescindere e rimanere indifferenti alla potenza ispirativa della città. Camminando tra le calli di Venezia le suggestioni sono infinite, sfaccettate, fluide, intercettano ogni pensiero progettuale. E possono trasformarsi in forme assolutamente contemporanee, modernissime. La nebbia della laguna è la lampada Caiigo (in dialetto veneziano nebbia) per Foscarini, oppure i paraventi Shades of Venice per Saba Italia, usano gli intrecci colorati delle cime nautiche ispirandosi ai colori delle isole e dei Sestieri. Nappe, disegnate per Masiero Group, è un sistema di illuminazione che trae ispirazione dalle nappe che adornano gli opulenti tendaggi dei palazzi Veneziani, Vaporetto e Taxi sono i primi due modelli di una flotta veneziana in legno recuperato dalla laguna per il la Company Pieces of Venice”.

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MZ -photo Harald Gmeiner

Ci parli del suo ultimo lavoro per Arlexitalia.

Una collaborazione iniziata quest’anno, in campo ci sono progetti ambiziosi appartenenti a più collezioni trasversali. Tre mobili contenitore e una linea di accessori, il progetto per Arlex cui sono più affezionato è LAY: una griglia metallica, una specie di libreria che permette di comporre su Layout (da qui la contrazione del nome). Oppure Yumi Smart, pensato per i giovani, il mobile contenitore gioca sullo sfalsamento orizzontale del top e del fondo,
creando spazi utili al contenimento. Yumi è accessoriato con tecnologia di ricarica wireless per il telefono, lo specchio è dotato di casse acustiche nascoste per l’ascolto bluetooth. Sono tanti gli esempi.
Class Aitch è un mobile contenitore dalle forme essenziali dotato di “intarsio materico” accessoriato per le prese di corrente. La chiusura orizzontale dell’intarsio permette, grazie al ribaltamento del pianetto, un’agevole accessibilità ai vani estraibili per la manutenzione. Il cassettone è dotato di vano a giorno in “primo piano” nel quale riporre i cosmetici di uso quotidiano, un piccolo display, una vetrina personale, dedicata alla nostra vanità. Infine la serie di accessori Aitch, sistema generato da una sezione ad “H” asimmetrica. La profondità di otto centimetri della sezione permette di configurare in modo flessibile il sistema: lunghe mensole porta specchio, barra con mensola e porta asciugamano per una possibile estensione di funzioni e misure”.

Qual è il segreto dell’innovazione nel design?

È una parola così usata che risulta sembrare uno slogan afono. Trovo sia un termine che va rispettato e preso seriamente, per questo motivo non esiste un solo segreto ma diversi. Molte sono le industrie, le aziende, i brand, le tecnologie, i materiali, le reti commerciali, la comunicazione, ogni progetto è diverso e richiede una capacità di lettura dei contesti che va al di là di una strategia statica. A questo proposito trovo così contemporanee le dieci regole del buon design di Dieter Rams, e chiedo ai miei studenti di impararle a memoria e di usarle con intelligenza al fine di ‘testare’ la bontà dei loro progetti”.

Innovazione e tradizione. Da quest’ultima ha iniziato la sua avventura, grazie al vetro di Murano.

Ecco il binomio interessante, soprattutto in Italia dove è presente un’altissima cultura manifatturiera. Sì, l’avventura è iniziata a Murano, con la vetreria Salviati. Ho scoperto la magia del vetro, un materiale volubile, veloce. Un materiale che nasce dal mare, e che ritengo abbia una qualità che molti vedono come un difetto: la sua fragilità. Come per la lampada ideata per Foscarini, l’opportunità di ‘dotare’ il vetro di tecnologia rappresenta un principio di innovazione e di possibilità di crescita generata da uno scambio. I progetti per Falmec sposano questo principio: Bellaria è uno ionizzatore, dotato di una tecnologia complessa che viene addomesticata da un involucro in vetro soffiato che può illuminarsi creando empatia con l’ambiente e le persone.
L’ultimo progetto per Falmec è uno ionizzatore da parete Brio Icon, una figura perfetta, il cerchio costruito con materiali naturali, il legno è la cornice per il disco in vetro retro-acidato. Una forma iconica che trasmette la purezza cui è votato il prodotto, il cerchio comunica il ciclo fluido di purificazione dell’aria della piccola ‘macchina’ dotata di una tecnologia complessa e innovativa ma dissimulata”.

Al netto della tecnica, quali sono i valori che insegna ai suoi studenti?

Le mie esperienze professionali, restituite grazie ad un lungo processo di traduzione in principi didattici e pedagogici. Non sempre un bravo designer è un buon docente e viceversa. Credo comunque che, per trasmettere i valori del progetto, sia necessario averne esperienza diretta, il docente ideale nei corsi di Design del Prodotto è il ponte tra produzione e ricerca, tra la realtà e l’accademia”.

Esperienze con altre realtà in cosa l’hanno arricchita?

Ricordo il FaxLab Olivetti, parliamo di dell’anno 2009. Ho dovuto gestire un progetto così complesso per un marchio che ha fatto il design in Italia e nel mondo. E poi lavorare per aziende come Lavazza, Agape, Viabizzuno, Frezza, De Castelli, Danieli o piccole realtà di grande intelligenza come Bosa Ceramiche e Maison203 Bross Italia, quest’ultima un’azienda che lavora sulla qualità, sull’alta risoluzione della manifattura. Con loro abbiamo sviluppato un sistema di sedute ed accessori per le aree di attesa “Wait a Minute”: è questo il significato dell’acronimo ‘Wam’, che dà il nome alla nuova collezione. Un progetto articolato, che propone sedute lounge, poltroncine, panche, pouf e tavolini che possono essere inseriti in ambienti residenziali, ma che trovano la loro collocazione ideale negli spazi dedicati all’attesa e al relax: la hall di un albergo, la sala di un museo, o ancora uffici, ristoranti. Esteticamente, gli elementi della collezione Wam sono caratterizzati da una base metallica in finitura nera o bronzo spazzolato, con quattro gambe allungate che accolgono con discrezione i volumi generosi di scocca e parti imbottite. Abbiamo cercato di produrre una piccola innovazione grazie alla possibilità di combinare differenti tessuti e colori, grazie alla costruzione per layer sovrapposti delle scocche”.

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