MATTEORAGNI-designlifestyle

Classe 1972. Una laurea in Architettura al Politecnico di Milano. Matteo Ragni dal 1994 progetta e si occupa di design negli ambiti più diversi dell’industria e dell’artigianato, con un interesse che si focalizza sempre di più sulla progettazione volta ad unire funzione e innovazione tipologica. È stato uno dei più giovani vincitori del Compasso d’Oro a 29 anni, nel 2001, con la posata usa e getta Moscardino, disegnata insieme a Giulio Iacchetti. Nel 2014 riceve il secondo Compasso d’Oro, sempre con Giulio Iacchetti, per il design di una serie di tombini per Montini. Numerosi sono altri riconoscimenti nazionali e internazionali, che di volta in volta sottolineano un approccio eclettico e discreto, sempre alla ricerca dell’ironia e del gesto progettuale riflessivo e pulito. Infine è stato imperativo in questi ultimi anni darsi come obiettivo e finalità aggiuntiva al lavoro di design, la costruzione di diversi network intorno alle aziende clienti, inaugurando così un processo di collaborazioni e supporti commerciali e culturali che, singolarmente, le aziende non possono incentivare. Numerosi anche i progetti culturali e
espositivi, la partecipazione a mostre collettive, le docenze e le conferenze sia in Italia che all’estero.
Abbiamo incontrato il designer per conoscerlo un po’ più da vicino.

Un design trasversale, che ha abbracciato tanti ambiti e tante espressioni: qual è la firma di Matteo Ragni in ogni suo lavoro?
Mi piace pensare il mio ruolo nel mondo del progetto come a quello di un direttore d’orchestra, capace di coordinare e armonizzare diversi strumenti musicali per trarne una meravigliosa sinfonia. L’aspetto più avvincente del mio fare design credo consista nel non essere specialista in nessun campo e, proprio in virtù di questo, nel sentirmi libero di trasferire e connettere mondi diversi per farli risuonare in progetti che, mi auguro, possano essere distintivi e non stereotipati.

Progettazione tra funzione e innovazione: cosa significa e cosa comporta?
Il vecchio assunto forma funzione è ormai dato per scontato. Non possiamo più pensare ad oggetti privi di una spiccata funzionalità. La nuova sfida si gioca oggi su nuovi paradigmi più complessi che portano a un nuovo dialogo tra forma-innovazione e, non da ultimo, forma-emozione. L’innovazione passa dalla sperimentazione, dalla lettura trasversale di esigenze spesso latenti, non palesate o perfettamente definite. La sperimentazione passa però anche dal fallimento che, come ben sappiamo, è un passaggio necessario per l’evoluzione di qualsiasi progetto. Il noto mantra: “Try again, Fail again. Fail better” deve a mio avviso essere di grande ispirazione per noi designer che, ricordiamolo, abbiamo il dovere di esporci e agire anche per il bene comune e il progresso della nostra società. Non a caso la frase che accompagna tutti i miei progetti è: “We design for better days”.

L’ironia è un’altra chiave di lettura della sua attività…
Mi rifaccio all’insegnamento del grande Achille Castiglioni, per tutti noi maestro umile e affabile, un gigante discreto che ha saputo mantenere la giusta dose di leggerezza e ironia nei suoi progetti, capolavori di gioiosa serietà. Come si arriva a questa grande consapevolezza delle proprie capacità espressive, comunicative, interpretative e creative?
Umiltà, perseveranza, ambizione (non presunzione), ottimismo, collaborazione, generosità.

Cosa rappresenta il design per Matteo Ragni e qual è il ruolo che oggi il designer deve avere?
Il design rappresenta il mio lavoro che fortunatamente coincide con la mia più grande passione. Non posso pensare ad un solo giorno senza progetto, sia esso un prodotto o un pensiero su come affrontare le sfide quotidiane di un mercato in continuo fermento.

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