ORME_SimoneBonanni_NEW09275_phAndrea Martiradonna

Si chiama “Di/Segno” il nuovo format espositivo, inaugurato da Pianca&Partners nel design district di Brera.
Un progetto consacrato al design, alla creatività e alla scoperta del processo creativo di designer e architetti, alla contaminazione tra generi e arti.
Nello showroom milanese, protagonista fino al 30 luglio, la mostra ORME, dedicata al lavoro del designer Simone Bonanni, a cura dell’architetto Massimo De Conti. Una celebrazione della “forma come elemento attivatore di emozioni”.
ORME pone l’attenzione sulla percezione della materia oltre la materia stessa. Il lavoro di Bonanni viene raccontato attraverso 10 illustrazioni di grande formato, accompagnate da oggetti, piccoli prototipi e testi evocativi, raccontando l’idea di memorie e nuove sensazioni, di nuovi desideri precursori di progetti, in un processo non calcolato nel quale la forma è diretta conseguenza. Acquerelli, pantoni, matite, grafiche divengono forme, curve, sfumature, materia, mirando a suscitare una sensazione precisa, che evolve in maniera soggettiva. Il vero valore del design acquisisce infine un significato visibile e concreto. Come solchi, tratti ricalcati dall’andirivieni tra pensieri e ricordi, le raffigurazioni in tecnica mista rappresentano una visualizzazione grafica tanto spontanea quanto senza schemi di una ricerca interiore, nella quale conta maggiormente la sfera della percezione rispetto a quella meramente materiale.
“Progettare ha a che fare innanzitutto con la comprensione e l’ascolto. – spiega Simone Bonanni – Uno degli aspetti fondamentali del mio approccio al design riguarda l’intuizione del valore, del significato e del ruolo che attribuiamo agli oggetti nelle nostre vite. È un’indagine misteriosa e complessa in cui cerco costantemente di immaginare una relazione tra il prodotto e il suo utente, affettiva più che materiale. Provo ammirazione per il potere comunicativo degli oggetti e li considero degli attivatori di emozioni prima che macchine performanti.”
Con la mostra del designer, si dà il via ad un format davvero interessante. “Di/Segno” è un appuntamento periodico che avrà come protagonisti alcuni dei progettisti che collaborano con il network di Pianca & Partners. Ogni mostra è pensata come una piccola personale, per accompagnare i visitatori alla scoperta del processo creativo che caratterizza il lavoro del designer, cercando di restituire nella somma dei segni in mostra la forza evocativa e il percorso di ricerca.
Ogni appuntamento mette in scena la poetica progettuale e la sensibilità estetica e narrativa dei designer, valorizzando il rapporto tra segno, parola, pensiero e forma.

I TEMI IN MOSTRA

DOMENICA e KYOTO – Letto e gruppo notte, Pianca, 2021

Tra rigore e sinuosità, un’essenzialità mai superflua e composizioni misurate, nasce una nuova collezione per la zona notte composta da letto e gruppo notte. Il letto Domenica è un invito all’ozio, a un abbraccio materico, dove un’unica linea continua dà origine a una silhouette organica e delicata e la cerniera a vista, a volte in contrasto, a volte mimetizzata, ne caratterizza il profilo. I complementi del gruppo notte Kyoto, incontri di superfici e geometrie, racchiudono all’interno di una cornice esterna, più marcata e profonda, i cassetti e il top, dando origine a una nicchia discreta ed elegante.
“Un viaggio onirico. C’entra la carnalità sensuale, il godere. Si dorme, si pensa, si ozia. Metto tutto a posto in ordine, preciso, e comincio a viaggiare. Deve starci tutto ma fatto bene, in modo etico, con passione. La semplicità è l’arrivo, lavorare il doppio per raggiungere la meta che è la metà”.

HANA – Poltrona, MOOOI, 2018

Dettagli, curve, volumi e segni: elementi estetici in grado di trasmettere tranquillità e sicurezza, annotati per mesi su un taccuino. Suggestioni nate da oggetti e persone, diventate spunto progettuale per una poltrona accogliente e rassicurante, con uno schienale ampio e avvolgente dentro cui rifugiarsi. Una comfort zone, prima ancora che un oggetto fisico. Una somma di emozioni tradotte in segni.
“La figura femminile era familiare, opulenta e rassicurante. C’è un temporale che motiva un abbraccio intimo nell’aria fresca che entra dalla finestra aperta di poco e porta l’odore di erba. Va tutto bene, ora posso dormire. Ovvio che il ricordo non è nitido e rimane uno spezzone avvolgente; per l’estetica mi devo affidare all’emozione che ho in me.”

OBON – Tavolini, MOOOI, 2018

Un accurato processo di sottrazione e semplificazione di forme. Sagome rassicuranti, pure e irregolari, dalla bellezza ispirata alla visione giapponese wabi-sabi, caratterizzano i tavolini Obon. A metà tra ironia e rigore, complementi spontanei e genuinamente imperfetti; gentili.
Con una bellezza autentica a celarne la funzione originale. “Un greto del fiume sparso di ciottoli e ghiaia. Il sassolino color terracotta spicca nella distesa candida e silenziosa delle grave. Serve per scrivere o è solo un sasso? La funzione che diventa tale solo se scoperta e interpretata, staccata dalla realtà. Una funzione leggera e casuale, non evidente e meno ancora consapevole. Inconsapevole oltre la forma. Non avevo capito fossi un tavolino.”

MEZZALUNA – Strumento da cucina, Personal Edition, 2017

Elevare a oggetto decorativo uno strumento puramente tecnico. Lavorare su estetica e materia per trasformare in elemento da esibire un manufatto generalmente relegato in un cassetto. La mezzaluna trita-erbe viene ripensata in edizione limitata, prodotta artigianalmente in bronzo lucido, bronzo spazzolato, alluminio lucido e alluminio spazzolato. Ogni pezzo è unico, diverso dall’altro. Da esibire come una piccola scultura. “La sua mano disegna sagome sinuose ed essenziali a cui dona la terza dimensione scegliendo materiali preziosi e ricercati. Oggetti di uso quotidiano differenti per forma e sostanza. Un lavoro che va al di là del tempo, con echi di strumenti musicali e utensili antichi, i quali non sfigurerebbero nelle mani di qualche dio pagano. Una rivalsa che sa di elevazione all’insegna della bellezza”.

KANDINSKY – Concept rubinetti, ALESSI by HANSA, 2019

Una popolazione in aumento significa uno spazio più limitato per ciascun individuo e che gli ambienti della casa iniziano a dissolversi. Kandinsky è un rubinetto, ma anche una scultura di volumi e materia, per una cucina dai confini fluidi, che si espande in altri ambienti della casa, come il soggiorno. Forme geometriche chiare e combinazioni di colore nate dall’accostamento di materiali diversi, nascondono in un’apparente semplicità un soffione estensibile, un flessibile in silicone e dei sensori per il funzionamento touchless.
“Il futuro è il rubinetto che vive in soggiorno. Cambio di scena fuori posto per variare la percezione di un oggetto ma non la sua essenza. L’architettura rimane tale e quale anche se sembra qualcos’altro. Ne è uscita una forma inaspettata, benvenuta in un ambiente nuovo”.

DUET – Coppia di anelli, Personal Edition, 2017

Due particelle che interagiscono tra loro per un determinato periodo di tempo e poi vengono divise, non potranno mai più essere descritte come sistemi separati.
Il fenomeno fisico del Entanglement Quantistico diventa l’ispirazione per una coppia di anelli in oro: da uno stesso solido originale vengono ricavati due gioielli, di diversa misura ma con la medesima superficie piatta generata dallo stesso taglio. Un segno condiviso che mantiene vivo il senso di appartenenza ad un corpo unico primordiale, simbolo di un legame speciale e indissolubile. “Oggi domani o per sempre? Never che diventa forever. Due particelle che non smettono di interagire anche a distanza di anni luce, a dispetto dello spazio e di quello che dice Albert [Einstein]. Un corpo unico che mai si separa pur dividendosi, con un legame forte che rimane compatto. «Dove sei? Dove sarai? Non conta…»”

MOSAICI – Piatti Decorativi, Personal Edition, 2017

Destrutturazione e ricomposizione. Dalla tecnica del mosaico, tipica della provincia di Udine, in Friuli Venezia Giulia, nascono oggetti decorativi in ceramica per il centrotavola.
Il pixel monocromatico, come goccia di colore, si espande dal centro verso il bordo, in una composizione di gradienti progressivi. I cambi di tonalità seguono la forma del supporto ceramico: nell’avvicinarsi al bordo il colore delle tessere svanisce e si fonde con il bianco della ceramica.
“Le mie radici sono in Friuli, territorio piatto di tramonti lunghi, di confine. Frammenti, tessere e onde di colore che si evolve e sconfina. C’è una malinconia serena, celata, che è un ritrovarsi. È nostalgia ed è mia. Un lasciarsi andare misterioso. Un lusso che mi appartiene”.

VOLUMI – Personal Edition, 2021

Studio di luci e riflessi, ricerca progettuale su forme e volumi. “La luce rimbalza sul volume ma non subito, in un processo di osservazione delle cose nel quale bisogna familiarizzare, abituarsi, capire. Voleva divertirsi e mettersi a nudo, esattamente come in amore. Era l’ora di fare per piacere con slancio spontaneo, disarmato”.

THEO – Tavolo FIAM, 2019

Come un quadro del neoplasticismo che conquista tridimensionalità. A delimitare lo spazio un profilo metallico che incornicia l’aria, creando molteplici quinte contraddistinte da leggerezza e profondità, arricchite di luce e riflessi grazie all’utilizzo del vetro fuso. Pochi e precisi segni perpendicolari disegnano un’architettura ridotta all’essenziale che accoglie un gioco di trasparenze, colori e rifrazioni che solamente il vetro fuso ad alta temperatura è capace di regalare. “Dov’è andato van Doesburg? Due superfici sovrapposte creano un colore che non c’era come in un quadro del neoplasticismo. Un’illusione cromatica di luce incorniciata. Spazio e luce sono le cose più preziose. Il quartier generale di conversazioni trasparenti, che si intersecano, delimitate dall’educazione, dal bon ton, dal rispetto. Puro simbolismo, senza segreti”.

Ph. Andrea Martiradonna

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