Terre e popoli lontani, scenari immaginifici, personaggi fantastici, suggestioni oniriche. Ancora una volta, Vito Nesta ci regala il suo mondo che, come un grande vaso di Pandora, straripa di pulsioni, di sensazioni, di emozioni che si intrecciano, raccontando storie affascinanti. Ed ecco allora che gli oggetti realizzati diventano supporto per il racconto: porte che immergono in dimensioni senza tempo, lettere che sono messaggi di corrispondenze tra chissà quali personaggi, animali e paesaggi esotici, intrecci e colori che si accostano o si sovrappongono, geometrie evocative che si snodano sotto i soffitti affrescati di Palazzo Reale di Genova.
E sono proprio queste storie le protagoniste della mostra intitolata ‘Diario di un Designer. Sessantanove giorni nel segno di Vito Nesta’, inaugurata lo scorso giugno.
Curata da Alessandro Valenti e Luca Parodi, è la prima esposizione del museo dedicata a un designer contemporaneo, in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Design dell’Università di Genova. La mostra si inserisce nel programma di Genova Design Week in calendario dal 17 al 21 giugno 2021.
«Siamo molto contenti di poter ricominciare le nostre mostre a Palazzo Reale con questa importante occasione di collaborazione con l’Università e con un artista del calibro di Vito Nesta. Offrire al pubblico questa opportunità di riscoprire gli spazi e le opere del Palazzo intrecciate a prodotti di design appositamente calibrati, ci è parsa fin da subito una proposta affascinante, stimolante e capace di parlare a tanti nuovi pubblici, riprendendo la relazione interrotta bruscamente dalla pandemia» ha dichiarato la Direttrice di Palazzo Reale e del Polo Museale della Liguria Alessandra Guerrini.
«Con questa mostra è stato scritto un nuovo capitolo dell’avventura intrapresa insieme al Palazzo Reale di Genova a partire dal 2018. – ha proseguito Niccolò Casiddu, Direttore del Dipartimento Architettura e Design dell’Università di Genova. – Risale a quel periodo la prima convenzione che ha visto il Dipartimento di Design e Architettura dell’Università di Genova impegnato, per conto del museo, nello sviluppo di una ricerca sul tema “Design per i beni culturali: dal contenitore al contenuto”. Da allora di strada ne è stata fatta tanta e questa installazione lo testimonia».
Nella straordinaria cornice di Palazzo Reale, il percorso si snoda attraverso tracciati paralleli che mostrano il lavoro del designer in due distinte modalità espositive che ripercorrono, da un lato, il vissuto durante i giorni del lockdown e, dall’altro, omaggiano la dimora genovese attraverso oggetti e arredi contemporanei messi in dialogo con i pezzi storici del museo.
La prima modalità espositiva è installativa. Nella Galleria degli Specchi, un tavolo – che è anche una metafora della tavola apparecchiata – raccoglie cento piatti creati nei sessantanove giorni di isolamento trascorsi in casa, usando la ceramica come le pagine di un diario.
«È come un viaggio da fermi – racconta il curatore Alessandro Valenti – , lo stesso compiuto da Vito Nesta e durato sessantanove giorni lunghissimi, trascorsi lontano da tutto e da tutti, in un appartamento milanese a disegnare sulla ceramica: quella di oggetti domestici comuni, per lo più piatti, provenienti da case, storie e vite precedenti.
Quasi fossero pagine bianche di un quaderno tutto da scrivere, questi piatti sono diventati, grazie all’urgenza espressiva di Vito Nesta, racconti da guardare anziché da leggere».
Il tema dell’esperienza è il fulcro della narrazione: nei piatti in mostra prendono forma, in una moltitudine di motivi compositivi, le sensazioni e gli stati d’animo di quelle giornate
solitarie, i ricordi riaffiorati per caso, i piccoli cambiamenti quotidiani osservati dalla finestra.
Come evidenzia il curatore Luca Parodi: «Se gli oggetti che circondano le nostre vite incorporano un lato del nostro modo di essere, forse passeggiando all’interno della mostra è possibile scoprire una sfaccettatura nuova del designer e in essa rivedere una parte intima di noi stessi».
Si delinea un forte rapporto con il tempo, da una parte monotono che sembra non scorrere, dall’altra quasi regalato, che permette un’introspezione che trova nel disegno la propria manifestazione. Il risultato è un mondo figurativo, a tratti astratto, in cui l’immaginato si trasforma in reale e viceversa, un luogo in cui gli echi di popolazioni lontane, bellezze ancestrali, nature selvagge e città chiaroscurali si relazionano con il rigore di prismi e geometrie grafiche e con l’antico mistero raffigurato su monete e carte da gioco.
La seconda modalità espositiva è mimetica e vede il segno di Vito Nesta infiltrarsi tra le stanze del museo, dando vita a un sottile gioco di rimandi e mimesis. L’esperienza si snoda lungo le sale finemente decorate di stucchi e affreschi, dove l’osservatore si trova inconsapevolmente a ricercare e scoprire gli oggetti realizzati dal designer.
«Nella solennità di un luogo custode del passato in cui il tempo sembra essersi fermato, ho desiderato instaurare un dialogo tra gli oggetti – spiega Vito Nesta – in un continuo rimando tra antico e contemporaneo, aprendo nuove possibilità di riflessione e fruizione ai visitatori».
Sono presenti in mostra il tavolo progettato e realizzato da Studio F, i pouf in tiratura limitata e le due panche pezzi unici, prodotte da Tappezzerie Druetta e foderate con tessuti fuori collezione di RUBELLI, che entrano a far parte degli arredi del Museo, il tappeto Turquerie disegnato per Les-Ottomans, i vasi in ceramica Grand Tour realizzati per la mostra Musica da viaggio e i vasi in vetro presentati quest’anno con l’azienda Effetto Vetro.
Ph. credits: Andrea Pedretti