Les Ottomans Vito Nesta

Storie e fiabe antiche, leggende dimenticate, colori e profumi d’oriente. Sono le suggestioni riportate alla luce da Turquerie, la nuova collezione di tappeti interamente realizzati a mano dal designer Vito Nesta, in esclusiva per Les Ottomans.

Les Ottomans

Presentata in anteprima a Ladies&Gentlemen durante il Salone del Mobile, la collezione Les Ottomans è un omaggio al mondo orientale, un viaggio nelle atmosfere dell’antica e gloriosa Costantinopoli, dove si mescolano mistero e magia, storia e mito, tradizione e design. Composta da due pezzi rotondi di 2 metri di diametro, la collezione di Vito Nesta si impone per il suo segno onirico e fascinoso, l’evocazione di un sogno e di presenze visionarie animate da figure umane e animali, circondate dai colori delle tipiche ceramiche di Iznik. La cifra stilistica dell’autore s’impone in un’opera preziosa, dove la presenza di una Città d’Oro arricchisce il mondo incantato e coloratissimo di Les Ottomans.

Vito Nesta

Designer pugliese di origine e milanese di adozione, Vito Nesta è laureato in Interior Design a Firenze: arredatore, art director e artigiano animato da una viva curiosità per le culture straniere, considera il viaggio come una fonte costante delle sue ispirazioni. Il suo pensiero creativo si esprime attraverso progetti di graphic e product design, architettura d’interni, fotografia e pittura.

Tra le aziende che si sono affidate al suo estro creativo ci sono Cadriano, Devon & Devon, Effetto Vetro, Fratelli Majello, Imarika, Karpeta, Les-Ottomans, Myhome Collection, Riva 1920, Roche Bobois, Texturae e Secondome Edizioni.


La nostra redazione ha intervistato Vito Nesta per l’occasione.

Da dove nasce l’idea di creare una collezione ispirata a Costantinopoli?

Les Ottomans è un brand turco e questo aspetto mi ha affascinato molto. Già nel servizio di piatti Costantinopoli avevo raccontato con i miei occhi l’antica città, con la sua allure misteriosa e fantastica, ricca di storia.

Come nasce il tuo processo creativo?

Non ci sono regole precise sul mio processo creativo. A volte alcuni progetti nascono da immagini che ho immagazzinato nel tempo, cose che ho visto durante viaggi e ho messo momentaneamente in una sorta di immaginario calderone personale; altri nascono casualmente disegnando; altri ancora a seguito di una lunga e attenta ricerca su quello che dovrò disegnare. Nel progetto mi piace farmi trasportare dagli eventi, come nella vita.

Mondi fantastici, figure eteree, suggestioni fiabesche: questa sembra essere la tua firma, la caratteristica che accomuna i tuoi lavori. Da cosa nasce questa cifra stilistica?

Il mondo della decorazione mi appartiene sempre più come linguaggio. Il mio approccio alla realtà e all’arte è senz’altro molto romantico, emozionale, quasi virale. La caratteristica che accomuna tutti i miei lavori è quella di raccontare storie, di immergermi nei colori, nei profumi e nelle sensazioni di un vissuto per poi tradurle in un linguaggio che sia percepibile, trasversale, universale.

Cos’è per te l’arte? Se dovessi dare una forma all’arte, quale sarebbe?

Racchiuderei il concetto di arte nell’episodio “Le vacanze intelligenti” del film “Dove vai in vacanza?” con Alberto Sordi e Anna Longhi.
Gli attori interpretano Remo e Augusta, che accettano di farsi organizzare le vacanze dai figli laureandi, presso la Biennale di Venezia del 1978, rimanendone scontenti e perplessi. Dopo aver attraversato il viale d’ingresso ai giardini, vedendo una guida parlare a un gruppo di persone ferme a osservare un muro (opera dello scultore Mauro Staccioli), Augusta chiede al marito Remo di cosa stia parlando quella guida. E lui, molto lucidamente: «e che dice? Spiega, no? Spiega ‘e cose che noi non potèmo capì». Più avanti, durante la visita, una sosta di Augusta in una sala della mostra genera un equivoco paradossale e molto comico, alimentato da un conflitto tra opposti piani di osservazione di uno stesso oggetto esposto.
Questo episodio mi ha fatto ragionare sui criteri di cosa sia definibile opera d’arte, ovvero la discussione su quelli che sono i canoni di bellezza comune e di ciò che unanimemente definiamo arte. Io penso che l’arte sia quel qualcosa che genera una reazione, un punto di domanda, una sensazione, che smuove la mente dello spettatore. Non ha una regola o canoni da seguire, ma un intento: “creare una reazione”.

Per maggiori informazioni sul designer, visita il sito vitonesta.com

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